Nel 1988, il regista newyorkese Martin Scorsese, classe 1942, partorì un'opera travagliata quanto discussa quanto dirompente. "L'ultima tentazione di Cristo" parte dal soggetto del quasi omonimo romanzo del 1960, dello scrittore greco Nikos Kazantzakis (1983-1957), per poi trasudare di quell'arte, figurativa e interpretativa, a cui il grande regista ci ha abituato sin dagli albori della sua carriera.
Il fascino di questa pellicola sta, oltre che all'atmosfera e alla colonna sonora, ingredienti mescolati in maniera sapiente e originale, nel fatto che il regista riesca a farci attraversare un tema dotto (perché sono riusciti, in migliaia d'anni, a rendere ad attribuire alla religione una parvenza di serietà; come la chiamano?, ah sì: teologia; incredibile), ricco di significati e temi "pesanti" (cioè che non vengono spazzati via da un colpo d'aria), pure a noi ignoranti in materia. Qui "noi" sta per "me".
Perché il simbolismo è molto, serpenti e leoni (sequenza più che suggestiva, sacra) si alternano a personaggi ed eventi biblici rivisitati; ma, un po' come nel caso del più recente "Faust", il linguaggio cinematografico permette di godere di un'opera che riesca a raggiungere una compattezza artistica (estetica e semantica pure), nonostante il tema di base non sia il pane del "fruitore".
Cosa mi è rimasto dopo la visione? Gesù spiazzato, sconsolato, fa croci ma non ne può più, rabbioso, vaga, prova a cambiare tutto, organizza una marcia incazzata, unico fedele compare il saggio Giuda. Maria fa la. Tra le righe (perché alcuni passaggi sono criptici, senza dubbio, me tapino) si capisce pure che si è trattata di delusione d'amore...Poi c'è Pilato e quella scena in quel colonnato rimane a lungo nelle cornee (assieme a molte altre: la crocifissione finale e la visione angelica).
Willem Dafoe è il Cristo in persona, ossa e nervi a fior di popolo; Harvey Keitel è sempre a suo agio col sacro-profano ("Mean Streets"); David Bowie più che a suo agio col sacro-profano-rock sparso nella polvere da Peter Gabriel (e Youssou N'Dour)...Insomma, un cammino storico raccontato come il Cinema può e deve fare. Quindi c'ha pensato Martin Scorsese, e chi se no?, a realizzare una pellicola che parte da Cristo ma arriva a tutti, storia universale d'emozioni tutte terrene.
Se poi la Chiesa s'incazza e in Turchia e nelle Filippine non è ancora stato proiettato, beh peggio per loro. Ahhh, quando c'erano anche gli integralisti cristiani, che tempi, che sballo...
(depa)
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