Con il cortometraggio "Charlot vagabondo" ("The tramp"), nel 1915 Charlie Chaplin ufficializzò il connubio tra lui e la maschera del vagabondo: personaggio un po' sgangherato, di buoni sentimenti, teneramente romantico, tanto da sembrare alle volte fanciullesco e dalla verve comica unica e impareggiabile.
Trentadue minuti di risate condite da una trama attraverso la quale lo spettatore vide per la prima volta ben delineate tutte le caratteristiche del personaggio, che emozionerà l'appassionato di cinema per ancora tanti, tanti anni.
Che Charlot sia un vagabondo squattrinato si capisce subito dal suo abbigliamento (già visto in precedenti pellicole) e viene sottolineato in una delle prime esilaranti scene nella quale, Charlot, dopo averla condita con un po' di sale, si gusta un po' d'erba di prato!?! E' chiaramente animato da buoni sentimenti quando tenta di difendere una ragazza che un "bruto" vuole rapinare e romantico e fanciullesco per come si innamora subito di lei e per come, alla fine del corto, le esprime i suoi sentimenti.
Le gag si susseguono una più divertente dell'altra, grazie alla geniale fantasia di Chaplin (che spesso improvvisava le sue performance) e alla sua capacità d'interpretazione magistrale e divertentissima, sia nella gestualità che nella mimica facciale.
La sceneggiatura anche c'è tutta e il finale è quello tipico di Charlot che regala allo spettatore il solito sorriso un po' commosso, allontanandosi verso la solitudine.
Integro questa recensione riportando il racconto della nascita del personaggio del vagabondo descritta da Charlie Chaplin nella sua autobiografia, racconto, secondo me, molto emozionante. Correva l'anno 1914...
"Finalmente giunse il mio momento... Henry Lehrman, il regista più importante della Keystone dopo Sennett, doveva cominciare un nuovo film e volle farmi sostenere la parte di un cronista di giornale (Charlot giornalista - Per guadagnarsi la vita) ...
Il giorno successivo a quello in cui avevo finito di girare con Lehrman, Sennet ritornò allo studio... stava esaminando una scena ... e mordicchiava la punta di un sigaro. "Qui occorre qualche trovata!" disse, poi si rivolse a me. "Prova una truccatura comica. Una qualsiasi."
Non sapevo a quale truccatura ricorrere. Il personaggio del giornalista non mi piaceva. Mentre puntavo il guardaroba, pensai di mettermi un paio di calzoni sformati, due scarpe troppo grandi, senza dimenticare il bastone e la bombetta. Volevo che fosse tutto in contrasto: i pantaloni larghi e cascanti, la giacca attillata, il cappello troppo piccolo e le scarpe troppo grandi. Ero incerto se truccarmi da vecchio o da giovane, poi ricordai che Sennett mi aveva creduto uomo assai più maturo e così aggiunsi i baffetti che, argomentai, mi avrebbero invecchiato senza nascondere la mia espressione.
Non avevo la minima idea del personaggio. Ma come fui vestito, il costume e la truccatura mi fecero capire che tipo era. Cominciai a conoscerlo e mentre mi avviai verso la pedana di legno esso era già venuto al mondo! Invenzioni comiche e trovate spiritose mi turbinavano incessantemente nel cervello. Quando mi trovai al cospetto di Sennett assunsi l'identità del nuovo personaggio e cominciai a passeggiare su e giù, tutto impettito, dondolando il bastoncino, passando e ripassando davanti a lui... Sennett rimase là a ridere finché non cominciò a tremare in tutto il corpo."
E dopo circa un anno, questo "individuo multiforme, vagabondo, gentiluomo, poeta, sognatore, uomo solitario, sempre alla ricerca di nuove avventure" si presentò ufficialmente al grande pubblico, attraverso questa pellicola, in tutta la sua essenza.
Un altro pezzo di storia del cinema assolutamente da vedere!
(Ste Bubu)
Uhm, altro "Essanay" significativo quindi per la storia di Charlot, però "non è cheee"....mi sia piegato in due dalle risate. Il vagabondo prende forma, per ora a suon di gaffe davvero stupide, un po' di spavalderia e tante, tante botte sulla testa.
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