Nel 1960, il regista francese Louis Malle, satellite della Nouvelle Vague avente luce propria, decise di portare su celluloide la battaglia che Raymond Queneau affrontò su carta. L'anno precedente, infatti, lo scrittore di Le Havre "dichiarò battaglia alla letteratura", trovando il naturale supporto del regista francese, già in guerra (sul suo terreno favorevole però) contro le strutture comodamente ereditate. "Zazie nel metrò" è...
"Tutto è un bidone!" qui fuori, allora tutti in metro!, niente: è chiusa; va beh, tratattatarara, Jerry rincorre Tom, pensa un po'-tom; Zazie è "nel paese delle meraviglie" ma c'è sciopero...questa sì ch'è bella! (questione di soldi mica di politica); la peste Zazie ha "a noia tutti i non buffi", è questo il succo (che poi si dice succo per verità anche se i succhi di oggi non sono veri), perciò ritornerà solo in "Une femme est une femme" (di Godard Godard): è invecchiata sul serio (..!..). Il partenopeo Vittorio Caprioli è Trouscaillon che s'aggira per la route, vedes'innamora della 22N Carla Marlier, bellissima-ima e ma, sua accelerata nel corridoio, e PAM! Philippe Noiret ne ebbe 30 (di N, non di B), alle prese con le prime (un secondo...le seconde?) riprese e non si riprese. Amici miei lo sapete...Grande pellicola girandola che gironzola, si fa cartone animato, è tutto rapido, rapito lo spettatore aspetta che il grande esempio d'ingegneria porti su, su Parigi che sta laggiù, col bordello in prima fila, muscoli e jeans rimescolati, assieme a piccoli, grandi, sesso e bacini, lavoro mix, superficialità (una specialità) e manie (quindi manine).
Forse la Zazie di Queneau è «poco più di un delirio scritto a macchina da un romanziere idiota. » ma in quel "poco" c'è tutto un mondo che Malle ha avvolto d'un'ulteriore sogno, andando a creare, quindi, un sogno del "sogno di un’ombra (o di un incubo) e tutta questa storia il sogno di un sogno, l'ombra di un’ombra"...chiaro no? BENISSIMO!
Ah: pianoforti in testa ai gerarchi!!!!
(depa)
(depa)
Subito dopo aver letto la recensione ho pensato che Depa fosse ubriaco. Poi, quando ho capito che era un "omaggio" al film, non ho resistito e ieri sera l'ho visto anch'io...
RispondiEliminaA quel punto, ho creduto di essere ubriaco io (no dai! ma Zazie era seduta dall'altra parte del tavolo?! diavolo! ma ho bevuto?) e invece no! Ci stavo dentrissimo e ho cominciato a girovagare per Parigi con Zazie (un po' correvo, un po' straparlavo, un po' sognavo e un po' sorridevo) alla dannata ricerca di un metrò da prendere, ma si sa che gli scioperi francesi sono più cazzuti dei nostri e allora "mi sono attaccato al tram" (anzi, al taxi), poi correvo e correvo e correvo... ma dove stavo andando?
Io da qualche parte alla fine sono arrivato e anche se, ieri sera, subito dopo la fine del film, il mio primo istinto sarebbe stato di rispondere alla recensione: "no! non ho capito niente, né della recensione e né del film stesso!", tirando le somme a mente fredda, ho visto e vissuto un sacco di cose ("Un diario intimo di una generazione nuova -di allora-, disinvolta e inquieta"), ho conosciuto uno stile (la "Nouvelle Vague") che, maledetta ignoranza, ancora non conoscevo (a parte un piccolo assaggio avuto con "Effetto notte" di Truffaut) e ho vissuto un'esperienza cinematografica della Madonna che, cari cinerofumiani, dovete vivere assolutamente anche voi!!!