Extra: Il fiore del mio segreto

Ieri sera film in sala Uander, io ed Elena. Il secondo film di Pedro Almodóvar tra gli extra-cinerofum."Il fiore del mio segreto", 1995. Uscito due anni prima di quella carne che non mi ha fatto tremare, questo film mi è sembrato migliore. Un gradino sopra per quanto riguarda sceneggiatura, dialoghi e recitazione. La fotografia è sempre quella, colorata e marcata (le inquadrature sembrano quadri di Aldo Gentilini), così come il taglio dato al film, a metà tra drammatica rassegnazione e cinica ironia.
Ma questa volta il regista spagnolo ha a disposizione un'abile protagonista (Marisa Paredes) ed una sceneggiatura credibile. La trama non è altro che una storia d'amore giunta al capolinea, vissuta in maniera tragica da una donna in piena fase depressiva. Ma ciò che viene narrato è così semplice e realistico (dialoghi ottimi, a mio avviso), senza fronzoli e velleità letterarie, che alla fine del film viene voglia di beccare Pedro per strada e dirgli, "Ohhh! Vedi che se non ti metti a cercare la lacrima a tutti i costi...". Eppure nei titoli si legge Joaquìn Cortes, quindi si stava mettendo male eh...ma già la scena iniziale è fatta davvero bene. E' una recita nelle recita: davanti ad una telecamera 3 attori rappresentano la scena in cui due medici annunciano ad una madre la morte cerebrale del figlio (per un incidente in moto); sono tutti e tre bravissimi; il che ci fa ricordare che se nel calcio si gioca in 11, nel cinema è uguale, puoi anche avere un testo validissimo ma se chiami Francesca Neri...
Non c'è fretta, ma prima o poi guardatelo.
(depa)

2 commenti:

  1. Non so di quanto sia superiore a Carne Tremula, ma comunque piacevole. Sottolineo un dettaglio: già in questo film Pedro ha un'idea che gli frulla per la testa...nascondere un cadavere nel congelatore di un ristorante. Indovinate dove Penelope Cruz nasconde il corpo del marito MORTO in Volver???? Prorpio nel frigizzer del suo ristorante siggillando il tutto con un pesante lucchetto. Anche il paese natio della madre della protagonista ricorda gli stessi scenari di Volver (dopo tutto la mano è la stessa quindi...)
    Apprezzate le inquadrature dei dettagli: carte da parato, tende merlettate e filamneti di uncinetto, ma soprattutto l'immacabile citazione di un capolavoro del cinema. Questa volta tocca a Casablanca e ai suoi inimitabili (purtroppo) protagonisti, Humphrey Bogart e Ingrid Bergman.
    Con il passare degli anni Almodòvar è migliorato. All'epoca de Il fiore del mio segreto (1995 sono trascorsi "solo" quindici anni) lo definirei acerbo.

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