Ciao ‘rofum,
“I compagni” di Mario Monicelli (1963). Innanzitutto grazie al Tigre (Ossy) per l’opportunità offerta in sala Sbargioff, oltre ad un ottimo piatto di salsicce (anche di fegato!) e patate servito in cucina. Il film da lui suggerito è un gran film. Il “suo” Monicelli non tradisce sicché mi sa che ci terrà compagnia spesso, in futuro. Ma colgo l’occasione della 18a serata ufficiale per ringraziare un po’ tutti i partecipanti (chi più chi meno) di questa nostra cine-iniziativa: sono ormai molti i film che mi hanno arricchito (soprattutto con le seguenti riflessioni!).
Bellissimo bianco e nero del regista di Viareggio, un Mastroianni che mette in scena un personaggio più che mai realistico: è delicatissimo nel descrivere stati d’animo e dubbi di un intellettuale che porta le sue idee socialiste con la consapevolezza che dandole in pasto al popolo al fine di liberarlo, in realtà (almeno come fase transitoria intrinseca ed inevitabile) lo condannerà a tempi ancor più duri, di repressione e miseria. Personalmente, aspettavo un passo falso del prof. Sinigaglia, ma questo non è mai arrivato, tiene duro ma non cinematograficamente, bensì col viso di chi conosce bene la differenza/distanza tra libri e fabbrica, e cerca di ridurla. Grande anche la capacità di rappresentare l’evoluzione emotiva ed ideologica di ciascuno degli operai, uno su tutti Raul, interpretato da un Renato Salvatori perfetto.
Non si può accusare questo film di cadere in atmosfere nazional-popolari (Morandini; sempre che sia una colpa!), perché ciò che è mostrato è tout-court ciò che ribolliva nella miseria degli sfruttati in fabbrica. Anzi, semmai è ben più facile comprendere le critiche (siamo negli anni di fuoco, post 1960 genovese, movimenti del ’63…) di quella “sinistra radicale” che accusò il film di rappresentare il “tutto” con un’ironia fuori luogo. Ma non accade nemmeno ciò. Non vedo alcuna ridicolizzazione del movimento operaio in fasce: la rappresentazione è genuina ed accorata. La commedia non prevale a mio parere sulla drammaticità degli eventi. Inoltre la predisposizione delle classi più basse a farsi guidare da oratori con gli “speggetti” sul naso è un fatto che freddamente deve essere accettato e studiato, e non per forza è un elemento che toglie anima a forza alla loro lotta: quando l’umiltà incontra coraggio e senso di giustizia non può che nascere una presa di coscienza liberatrice.
Da vedere, se non altro per entrare in ufficio un po’ meno abbacchiati…sapendo che c’è chi stava (CHI STA!) peggio di noi: chi doveva accontentarsi di “lottare per i propri DOVERI”.
(Depa)
Nessun grazie per la cena, per me è un piacere condividere le primizie della mia terra.
RispondiEliminaMi fa un certo effetto leggere la frase "il suo Monicelli" quando il soggetto è il sottoscritto. E pensare che fino a qualche tempo fa avevo addirittura il suo numero di telefono ma non ho mai trovato il coraggio di chiamarlo. De Andrè diceva che non bisognava mai conoscere i propri miti per evitare di rimanerne delusi. Ho condiviso questo pensiero.
A mio parere il film è perfettamente riuscito. Dall'inizio sino alla fine si assapora una realtà nuda e cruda che è proprio la caratteristica che più di tutte amo nei lavori di Monicelli.
Un inciso: in un'intervista, lo stesso regista alla domanda quali sono i film migliori della storia del cinema rispose Un Chien Andalou e Roma Città Aperta. Due perle apprezzate al Cinerofum.
I compagni è un piccolo capolavoro, "approvato all'umanità"
Incredibile! Avevo bell'e pronto 'sto filmone da più di un anno e me ne ero totalmente dimenticato!
RispondiEliminaAdoro Monicelli (finalmente penso di aver visto un numero sufficiente di suoi film per poterlo affermare...) e "I compagni" mi ha tenuto sveglio e attento, perchè rapito e coinvolto, fino a tarda serata, nonostante alle spalle avessi un weekend un po' "impegnativo" (a proposito: vedi foto... godo!!!).
Il rumore assordante dei macchinari mi ha subito scosso e fatto riflettere sulle condizioni in cui queste persone lavoravano e così mi sono subito sentito coinvolto e appassionato alle vicende di questi operai e alla loro lotta, dal film e dal suo "spirito rivoluzionario", che però non cade mai in facili (per attirare l'attenzione dello spettatore) proclami, scene eclatanti di scontri, lotte, vittorie o sconfitte, bensì quello che prevale è sempre l'umanità di questi operai e del professor Sinigaglia (che Mastroianni da 10, rigà!).
Un filmone!
A distanza di 2 anni, Depa, rispondo alla tua recensione: sul tuo "raccontare" e commentare il film, come spesso succede, non ho nulla da dire: come al solito complimenti per lo stile e mi trovo daccordo sulle tue osservazioni e sensazioni (positive).
Per quel che riguarda invece l'analisi dei contenuti del film, non sono tanto daccordo quando dici che :"Inoltre la predisposizione delle classi più basse a farsi guidare da oratori con gli “speggetti” sul naso è un fatto che freddamente deve essere accettato e studiato, e non per forza è un elemento che toglie anima a forza alla loro lotta". Se questa frase è riferita esclusivamente ai tempi del (e descritti nel) film, allora posso essere daccordo perchè purtroppo allora l'ignoranza regnava ad un livello molto alto nella classe operaia e questo rendeva tutti più deboli perchè facilmente circonvenzionabili dai "potenti" (si vede anche nel film), ergo una "guida di oratori" effettivamente era necessaria. Adesso invece, fortunatamente, la classe operaia ha la possibilità di non crescere e vivere nell'ignoranza e quindi di autoeducarsi e autodeterminarsi come massa e come singoli individui, senza bisogno di una guida esterna, di un leader, ma andando avanti con coesione e autodeterminazione, cosa che sicuramente gioverebbe al movimento in questione in quanto ogni singola persona si sentirebbe più responsabilizzata, più "importante" e quindi più determinata e sicuramente sì, la lotta ne acquisterebbe in forza.
A 'sto giro, un ennesimo film che fa pensare e discutere su argomenti sui quali vale sempre la pena farlo... Bella Mario! e Bella Cinerofum "old-style"! :)
ps: autogol sotto la nord!!! Ueilà! ;)
E mi sembrava di averlo gia' visto!? Bello rivederlo... Immagini come quelle dell’anticamera che fanno gli operai che “dovevano far aspettare il padrone”, la paura con la quale si portano davanti a lui, che fa da contraltare alla rabbia e determinazione con cui si scontrano con i crumiri prima e con la polizia poi, sono tutte facce della stessa medaglia: una lotta proletaria, contro l’oppressore, per una vita più semplice e per un mondo più equo e giusto. I fini e i mezzi erano giusti, ma il prezzo da pagare troppo alto e Babilonia era troppo forte.
RispondiElimina(Port Antonio, Portland, Jamaica)