Giovedì, dopo la solita partita a calcetto, è il momento dell'extra cinerofum (Ele resisti, ti prego!): "Bella Di Giorno" di Luis Buñuel, 1967. Leone D'Oro al Festival di Venezia. Che pazzo che è il regista spagnolo, lo avevamo già capito con gli altri suoi film, ma ogni volta ci sorprende. Una storia "acrobbatica" direbbe il Tigre: una tipa di legno (Catherine Deneuve tanto sorniona e viziata, quanto fredda come un killer) sente, improvvisamente, il bisogno di "fare la vita" nell'orario più consono allo shopping. Ecco: se dovessi trovare una critica da muovere al film...è quella che io chiamo "morbo di Shining"...
...cioè un cambio troppo repentino (a mio avviso) nel comportamento della protagonista. Come nel film di Kubrick, in cui un grande Nicholson risentì nel giro di poche ore dell'isolatezza di quei luoghi innevati, anche qui la protagonista decide di liberarsi delle vesti di frigida principessina e d'iscriversi a un corso per veline allupate. Vabbè, sono dettagli, mi piace pensare che tutti e due i registi si siano affidati ad un background psicologico che, per motivi cinematografici (non può durare una vita...), non hanno potuto esprimere.
Un film ambientato in spazi (case...) chiusi, con le poche scene all'aperto utilizzate per rappresentare i sogni proibiti ed i ricordi angosciosi della protagonista, sfere dai colori autunnali delle foglie cadute; caducità della vita che, quasi quasi, è meglio venga colta e non lasciata per terra.
La scena in cui, in un bar, è in atto un gioco di provocazioni tra la protagonista e l'emancipato single cacciatore di donne...con l'amica ed il marito di lei che entrano nell'inquadratura alcuni minuti dopo (ma sono sempre stati lì) è una spremuta dell'inventiva e dell'anticonformismo buñueliani. Come lo è la scelta del finale mezzo tragico mezzo ironico (spesso la sorte viene definita così).
Da vedere, in quanto, nel girare e nel muovere gli attori, il regista spagnolo è un drago.
(depa)
ed approposito di accademia, anche in questo film "ring composition" rispettata. Quando uno non può passare per bacchettone nemmeno a pregare...
RispondiEliminaBuñuel indaga in modo intrigante e affascinante la psicologia di una donna aristocratica, stanca di essere vittima dei suoi brutti ricordi e delle sue conseguenti paure. Il mondo dei sogni che cambia passato e presente è il suo più caro rifugio, come per noi la fabbrica dei sogni…
RispondiEliminaPer i miei gusti un po’ lento, ma stilisticamente perfetto.