Reduci dalla Reggia delle Stragi e dei Massacri di Versailles, abbiamo accolto la proposta di Elena senza troppe resistenze. “Marie Antoinette”, scritto e diretto da Sofia Coppola nel 2006, confermò una figlia d’arte astuta, ambiziosa quanto pop, pronta a croisette come a operette, le piace studiare storia, ma adora le Banshees. Ma di che parlava il film?
Austria 1768. Una ragazzina se la scialla nel suo palazzone di famiglia. Verrà travolta dalla Storia con la S maiuscola cioè quella inutile di re e imperatori. Il matrimonio poteri è fatto. Non si sa molto di questa regale figlia mitteleuropea prima del grande salto. Balzo che si farà attendere causa Luigino di scarso impegno. Se c’è una cosa che Sofia Coppola conosce, sono i collaboratori: la torinese classe 1949 Milena Canonero (già di Kubrick), lo statunitense Lance Acord (1964) alla fotografia e K.K. Barrett (1952) alla scenografia. Dissolvenze ricercate, composizione pittorica sempre attenta. Il realismo ad equilibrare l’effetto opulento sfarzoso. Tutto questa ridicola Versailles. Mica scemi i re e le du Barry di ogni monarchia. Sentirsi parlar dietro alle spalle (c’è di peggio). Pianti improvvisi e repentine schitarrate, alcuni ne vanno ghiotti. L'allora ventiquattrenne Kirsten Dust (1982) nuovamente diretta dalla regista newyorkese, che fuga l’esercizio accademico cascandovi. La Coppola non si accorge di dimenticarsi della regina e concentrarsi solo su questo, invero interessante, contrappunto tra epoche e sentimenti, di allora, di Maria Antonietta. Una colonna sonora provocatoria, “potentissima” dirà qualcuno, non basta a coprirne il silenzio. Volontà umanizzate di re e regine, proprio come Versailles: ma la storia ricorda (come Luigi XVI). Trianon, dove il cazzeggio è triplicato dalle brioches mai pronunciate.
(depa)


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