Amori unici

Nelle sale, ad ottobre, anche un film giapponese del 2024 dal titolo bugiardo: “Super happy forever” del regista Koehu Igarashi, al suo quarto lungometraggio. O meglio, quelli davvero felici sono i momenti diventati ricordi, o restati desideri. Se non originale, fattura apprezzabile (con buona pace di Elena!), per un dolore inesprimibile.
Alle 19 di giovedì, nella Sala 1 dell’“Ariston”, in tre. Un “giapponese”, ma leggo solo sponsor francesi. “Stanza 819” e cappellini (rossi), editori e cellulari lanciati. Una bizzarria, letteraria, anche se nata da una telefonata. “Cinque anni fa, sì”. Giovani. Tra seminari che aiuterebbero, silenzi, frasifatte, parolenondette. E si chiama pure Sano! Ah, Nagi, quanta “energia negativa” (“Riflettici”). SHF (bella lì) e i messaggi di sincronicità. Nagi è morta 4 giorni fa (negativissima). Lutto, ma la solidarietà dei seminaristi è nota. Un Crunky per riprendersi…“Ok, vabbè”. I silenzi di Kaurismaki, le impasse di Antonioni, i giri a vuoto di Malle. Sfioro tra sensibili più che timidi, fiori delicati in cerca di carezze. O baci, Kitano, ovviamente. Ottima fotografia spazzata dal vento, trafitta dal sole. Inservienti, lavacamere, sullo sfondo. Quel berrettino verrà trovato. Peccato per la chiusura finale, liceale.
Più ci avviciniamo a casa, più Elena rivela insofferenze verse questo film, che diverrà canone di paragone per quelli seguenti. Nulla di assolutamente eccezionale e imperdibile, resta un lavoro delicato, piuttosto personale.
(depa)


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