FROID

A Parigi, al cinema "Champo" per commuoverci dinanzi a "Nuvole fluttuanti", del 1955, di Mikio Naruse (1905-1969). Scopriamo i cineclub della città che li ha inventati e un maestro del cinema nipponico. Dolore infinito, gelido, guerreggiato. W la "Settima'.

Sopravvivere

A Parigi, al cinema “Ecoles” della Rue omonima, con Elena per “Teorema” scritto e diretto nel 1968 da Pier Paolo Pasolini. Ancora emozionati per la suggestiva sala, veniamo travolti dall’oscuro intellettualismo del regista friulano. Manco ho detto “borghes…” che il tizio davanti sì è esibito in uno SpezzaCollo d’altri tempi. Eppure, con tutta la sua complessità, è un film chiaro ed esplicito. "Pure troppo", diremmo oggi?

Anche le regine sono stupide

Reduci dalla Reggia delle Stragi e dei Massacri di Versailles, abbiamo accolto la proposta di Elena senza troppe resistenze. “Marie Antoinette”, scritto e diretto da Sofia Coppola nel 2006, confermò una figlia d’arte astuta, ambiziosa quanto pop, pronta a croisette come a operette, le piace studiare storia, ma adora le Banshees. Ma di che parlava il film?

Derive periferiche

Ma rimaniamo nel cinema classico francese. Cosa di meglio che ritrovare Marcel Carné, nel suo periodo d’oro, solo pellicole meravigliose, intense. E “Il porto delle nebbie”, del 1938, come i capolavori, lo è di rottura, di sbieco, col cipiglio di Jean Gabin che ancora semina il panico per le statali poco trafficate della Normandia.

Dolore di vanità

In vista delle passeggiate tra “Les dames du Bois de Boulogne”, abbiamo incontrato Robert Bresson al suo II° arrondissement. Nel 1944, la “Perfidia” aveva ancora il volto della celebrità, prima di decomporsi nei più miseri rigagnoli della società.

Facile epatica

Nelle chiacchiere tra il quartiere Belleville e “Le Chalet Savoyard” si è caduti spesso su di un film italiano che pare abbia destato entusiasmi non solo nostrani. L’artefice è il veneto Francesco Sossai, già incontrato al TriesteFF due anni fa. La qualità del tratteggio nostalgico è ribadita. Con “Le città di pianura”, però, è la visione dell’efficace paesaggista a lasciare perplesso. L’introspezione cede alla guasconneria. Attenzione, però, alle saggezze da bicchiere.

OsSessioNOI

Proseguiamo la passeggiata con Roman Polanski che, nel 1972, aveva ancora una volta voglia di scherzare: “Che?” cosa accadrebbe ad una donna precipitata in un mondo fantastico? Niente di diverso che se, quel mondo, fosse reale. Eppure, la sua mente andrebbe così libera…ma tanto.

Moda mangia

Tornato dall’esposizione di Daniele Ratti degli inestricabili interessi tra Israele e Italia, che impediscono a questa di prendere posizione contro il nazi-sionismo, ci vuole il clima più distensivo che il cinema possa offrite: il musical hollywoodiano. Su “TV2000”, con gran stile e un cicinino di arguzia, torna per la seconda volta la coppia Stanley Donen e Audrey Hepburn: “Cenerentola a Parigi”, del 1954, è cucito sulla “Funny Face” (t.o.) della celeberrima protagonista, ma con lei c’è un sessantenne poco meno famoso…

Non si sa!

Senza scordare i registi culto degli anni ’80 e ’90 del XXI° secolo. Pronunciare “John Carpenter” comporta sentirsi rispondere “Cosa?”. Sul ‘Rofum si può ribattere con “il suo sesto film”: “La cosa”, l’horror del 1982, quello con Kurt Russell. Ciò che ti aspetti che sia.

Amori unici

Nelle sale, ad ottobre, anche un film giapponese del 2024 dal titolo bugiardo: “Super happy forever” del regista Koehu Igarashi, al suo quarto lungometraggio. O meglio, quelli davvero felici sono i momenti diventati ricordi, o restati desideri. Se non originale, fattura apprezzabile (con buona pace di Elena!), per un dolore inesprimibile.

Ironia nella Sorte

Partiamo dall’ultimo visto nelle sale, che è anche l’ultimo, nonché il 10°, di Yorgos Lanthimos. Regista per il quale abbiamo preso una cotta mica male. Gone to Hollywood e stabilitovi, abbandonato il bisturi ghiacciato, torna al lato svagato pure-troppo della rappresentazione. "Bugonia": come dire, “anche due orologi rotti uguale possono indicare l’ora corretta”. Così sconsolato da abbandonare ogni analisi e, anzi, ribaltandole in preoccupanti, quanto noiose, fantascienze dell’assurdo? Il dente di cane di molossi chiamati Godard & Bunuel giace per terra.