Quattro imperdonabili
mesi senza le proposte del buon “Foglio”. Lo richiamo da Hong Kong (…), tramite
Anthony Chan. Più attore che regista, classe 1952, risponde al telefono con “A fishy story”, del 1989, un
melò con stoffa hollywoodiana, ma dal taglio orientale. Tipo eclettico, “Foglio”.
Diversi dolori
Falso. L’ultimo film
d’agosto visto nelle sale è stato l’islandese “Frammenti di luce” (t.o.
“Ljósbrot”), del 2024. Scritto e diretto da Rúnar Rúnarsson, Reykjavík
1977, film d’apertura dell’ultima sezione “Un Certain Regard”, è una
compassata discesa nel lutto. Il dolore impazza sotto il ghiaccio immoto della
gioventù.
Niente da...tutto da...
Elena trotterella tra i trentini e mi ritrovo quasi
solo nell’enorme “Sala 1” del “Sivori” (un tizio, agli opposti: due re scacchieri) a
recuperare l’ultimo d’una notte di mezza estate: “Una sconosciuta a Tunisi”
(t.o. “Aicha” quindi per nulla ignota, ma il nome della ingenua e tenace protagonista).
Scritto e diretto dal tunisino, classe 1984, Mehdi Barsaoui, formatosi tra l’ISAMM’
di Tunisi e il DAMS di Bologna, qui al 3° lungometraggio; per me tra i più originali della stagione.
Pet boy
Prima che Elena raggiungesse la combriccola del Brenta, facemmo in
tempo ad andare al “Sivori” dove, nella “FilmClub”, eravamo in una manciata per
un’altra delle proposte estive del “CircuitoCinema”: “Breve storia di una
famiglia”, del 2024, scritto e diretto dal cinese Jianjie “JJ” Lin,
è un thriller domestico che ben sfrutta i canoni estetici affermatisi dall'oriente. A costo di originalità, buona fattura ed efficacia, che è facile
mostrare le magagne nelle riflessioni e nelle relazioni capitalistiche.
Adulto e vaccinaro
In televisione, forse ancora per celebrare la carriera di
Rock Hudson, “Torna a settembre”, del 1961, diretto dal newyorkese Robert
Mulligan (1925-2008). Vecchie e care commedie romantiche statunitensi. Quando
dietro ad un sorriso c’era un ceffone, dietro all’insulto l’amore ardente. Buona
scrittura, ottimi interpreti, tutto scorre senza scandali.
Per la noia degli altri
Era ancora luglio quando, con Elena, decidemmo di guardare. Dal
romanzo semiautobiografico, del 1978, dell’austriaca Ingeborg Day (1940-2011), aka
Elizabeth McNeill, incontriamo per la seconda volta l’inglese Adrian Lyne: “9
settimane e ½”, del 1986, è una sensuale escursione nell’Eros gioioso, con cadute
e distorsioni quando diventa sport nazionale: dominio e prevaricazione.
Per scherzo e per amore
Troppo cinema tra cui scegliere, Elena corre in aiuto
pronunciando le parole Roman Polanski. Mi attivo e in rete recupero “Per favore,
non mordermi sul collo!” (t.o. “The Fearless Vampire Killers”), del 1966. Quarto lungometraggio
del promettente regista francese di origine polacche, sbarcato in California
con molta ironia, tanta voglia di far festa con costumi e scenografie tipici
della Transilvania di Siusi.
Salute in Mobilitazione
Per "L'ultimo turno", scritto e diretto dalla svizzera Petra Volpe, nella grande e comoda Sala 1 del
“Sivori”, inattesa trentina di spettatori agostani. “L’ ‘assolutamente sì”,
rileva Elena...E in effetti, il terzo lungometraggio, in dodici anni, della
regista classe 1970, è un’attenta e curata pellicola sociale. Aumentano i
malanni causati da una società nociva che, tra l’altro, dichiara apertamente di
non essere interessata a curarli.
Famiglia
Completate le proposte cinematografiche di mezza estate. Nelle sale la buona e oculata selezione del “CircuitoCinema”. Cominciamo dall’ultima: ieri sera, nella "FilmClub" da una quarantina, eravamo io e una coppia di signore per una produzione hispanicoitalica senza sapori nostrani: “Casa in fiamme”, diretto dal barcellonese Dani de la Orden, classe 1989, già specializzato in commedie familiari, è un massacro del focolare a lieto fine, dark commedy dallo humor dalle stesse doverese tinte, per mettere a fuoco, letteralmente, incoerenze e ipocrisie proprie delle relazioni più prossime.
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