De paso, ancora un western come pillola
distraente e nulla più. “L’arma della gloria” (t.o. “Gun glory”),
del 1957, ci fa scambiare due battute con Roy Roland (1910-1995). Il regista nato
a Brooklyn, da ebrei russi emigrati, non ha scalfito il selciato cinematografico,
ma comunque disseminato lo scorso secolo di decine di cortometraggi (anni ’30)
e pellicole di serie B (’40-’60), come questa. La “MGM” non lo ha mai snobbato.
Sul canale “Iris” un film in technicolor con Stewart Granger e Rhonda Flemming.
In “the Ninety and Nine”, in paese è arrivato un tizio. Tom Early, e chi
non lo conosce!, di ritorno a casa con un leggerissimo ritardo, adesso alle
prese coi rimorsi di marito e padre vagabondo. Ma basta qualche morto ammazzato
per infrangere i sogni di fattorie tranquille. “Una leggenda è una bugia che
diviene una valanga”. Regia da compitino ma non solo, oggi vi si può scorgere
una certa modernità. Dialoghi inaspettatamente curati per una sceneggiatura
scontata e, a tratti, debole (il triangolo casalingo, mmh…). L’uccisione
del pastore, con tutto l’eccidio, resta la sequenza più incisiva. Morale: “a
volte è necessario”, ma “…una chiesa da finire”, e ha detto tutto.
(depa)
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