Il Prof. inoltra e informa sulla rassegna "Ecce Nanni" dedicata a Nanni Moretti => con Elena nella “Sala 1” del “Sivori”, quasi piena, per l'esordio cinematografico del regista e attore romano: "Io sono un autarchico", del 1976.
"Il perché della rassegna? La scelta di Moretti si spiega da sola [meno male…] Abbiamo voluto tornare alle origini, stasera con una rarità, difficile da trovare...Gli anni’70 e ’80 non furono così tragici per il cinema italiano, ma non solo” (L. Malavasi)...
...ma veniamo ad Alfonso e allo spettacolo. La cappa, “sarebbe il meno”. “Questo piano” su cui la mette il trentenne Moretti, inimitabile. Non drammatizziamo, è solo turba comica. Attore borghesia, immagine proletariato, uniti nel sonoro…Il telefono, ecco un topo di Moretti. Acerba e “frugale”, una pellicola tra amici ben più vicina ai M. Python che ad Antonioni. “Riunioni” (di casi umani), dibattiti (NO!), un dottore può sempre servire, data l'impreparazione (anche) fisica di una generazione. Moravia e Bassani alleati contro. Il film è omaggio/parodia a quasi tutto il cinema: poliziesco anni ’70, cinema russo ’30, western, horror, esistenziale italiano (ovvio), commedia italo-francese. I critici dichiararono guerra al film, forse anche per gli attacchi del nuovo provocatorio regista alla “vecchia guardia” (Monicelli in primis, v. intervista 1977, ma questo tifoso della Roma è suo il pazzo vagabondo). Apicella/Moretti stronca Amici Miei, cui è debitore, e "Pasqualino", troppo "drammatico", mentre “Giorgio che fa Moravia, è goliardico”? “Buffonate”, “senza espressioni dolci”, quelle del graffiante e indisponente emergente, già col deficit prima del ’77 (e infatti…). Lo stesso Moretti “è una metafora del compromesso storico”. Simpatico eh, ma sembra più lungo dei 93 minuti…“Provocazioni volute, che in effetti “sono riuscite a rompere”.
(depa)
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