Il terrore russa

Anche Clint Eastwood si è confrontato con la Storia. Nel 2011, con quella scabrosa degli Stati Uniti paladini della Democrazia. Piuttosto onesto, nonostante le connaturate devianze, piazza sullo schermo tutta la ferocia dei servi della Ragion di Stato. "J. Edgar" ha la grinta, il ghigno, il muso del Capitale.
La Malpaso ancora in para-sociale. "Gli Afroamericani" e "Quelli dei diritti civili" (così i men in black dell'FBI chiamano coloro che rompono i coglioni). Eccolo, il nodo. Da una parte le persone, dall'altra la nazione. Lo storico conservatore cercò per anni accontentare la rappresentazione. Senatori, Rockfeller, Procuratori, J.P. Morgan. Glorioso 1919, che germinò la Sezione radicale. Qualcosa di statunitense, di intrinsecamente democratico, di disonesto ("questi sono violenti, non esitate a sparare", gli sbirri no). Storia, dal Lindberg nel New Jersey (1931-2). La scienza a disposizione dei guardiani delle ricchezze (a loro, il dottore consiglia di fumare). Dopotutto, uno scontro tra (due) poteri. Regia raffinata, Clint mi sorprende. Scrittura all'altezza, con l'intreccio dei salti temporali. Toccante nei momenti sentimentali del figliol fanatico (gli abiti della madre, l'ultimo commiato col fedele camerata). 48 anni, 8 presidenti. Storia. Di fantasmi e morti.
(depa)

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