Maturi infanti

"Valéry (la sala), se ci sei, batti un colpo!" La nostra non si fa pregare e, sabato in pieno pranzo, si mette in moto da sé, proseguendo lungo il boulevard Claude Sautet. Nel 1971 il regista francese specializzato in turbe rosa realizzò "Tre amici, le mogli e (affettuosamente) le altre" (non è uno scherzo, t.o. "Vincent, François, Paul...et les autres"), un drammatico romantico delicato e profondo, dove mostri sacri dell'interpretazione cinematografica d'Oltralpe poterono spremervi tutto il proprio mestiere. Eterni giovincelli, i protagonisti si ritrovano a tirar le somme, tra rimpiante ed abbandonate, quasi convinti si sarebbe potuto fare meglio: ma la vita è così.

I titoli di testa annunciano già, musicalmente, una fugace gioia ben presto guastata. A gioco e risa, difatti, seguiranno incendio e tempesta. Yves Montand, Michel Piccoli, Serge Reggiani, brizzolati che assicurano il realismo della matura combriccola messa in scena. Gérard Depardieu, vi porta il suo fresco entusiasmo. Il cinema di Sautet, sempre la melodia giusta da sfoderare, avvolge con veli e cuscini i suoi protagonisti, sino a squarciarli ed inciderli (i cuscini), inscenando la débâcle inevitabile, dopo tante frivolezze d'amor. Le sue sequenze sono il risultato di sapienti preparazioni. Una moglie dei tre amici del titolo si volge per cingere col braccio sinistro il collo dell'amato e gli porge un bacio sul limitar destro delle labbra...si tratta di un attimo. I gesti in Sautet si susseguono come parole in un discorso, bene non lasciarseli sfuggire. Cosa che i protagonisti paiono fare ogni giorno.
Conclusione boxistica, sorprendentemente efficace, ma che non risolve un certa "bassa" finale (Lucie e François non stavano più insieme dalla prima scena), per una commedia autunnale maschile, con incursioni di crisi, tutte borghesi (da cui è molto stressante uscire), che poggia molto sulle rughe affascinanti degli interpreti. 
(depa)

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