Piccole reazioni distorte

Nel mirino da una settimana, ieri sera è stato il turno di un film marocchino, che rappresenta l'esordio alla regia del suo autore. Autrice: Meryem Benm'Barek-Aloïsi, trentacinquenne di Rabat, con "Sofia" s'è aggiudicata il premio come miglior sceneggiatura all'ultimo festival di Cannes (Sez. "Un certo riguardo"). Gravidanza ai nostri tempi in Marocco, un intrico di vetuste leggi ed imposizioni religiose, si sa, non resta che raccontare come questa condizione già malata possa essere aggirata e peggiorata da ulteriori deformazioni dell'individuo, complice una società incapace di non prevaricare.

Dopotutto, lo spunto che è valso l'ambito riconoscimento di questa storia, sta tutto nella rivelazione a ciel sereno, che la protagonista fa alla parente che la prende sotto la propria ala. Prima e dopo, il solito racconto di una donna immersa nel solito fango sociale. Dove l'emancipazione è vietata, impedita o per legge o per culto, tradizione. E' quella scelta, chissà poi quanto tale, che rompe gli schemi ponendoci decisamente dal punto di vista della donna, della protagonista con sale in zucca, capace di riflessione o reazione, non mero pupazzo sociale. Che poi l'escamotage utilizzato per riparare al danno sia peggio della sua causa, cambia poco. O meglio, chi ci capisce più in una società in cui il non prendere posizione, dove la pigra, servile o codarda accettazione la fanno da padrone. Dove i tabù vengono rovesciati per non complicarsi la vita (ergo: rimetterci soldi). Basti pensare alla religione. Qualunque.
Regia pulita, pur nella sua ruvidezza, acuta senza essere invasiva (come la comunità che descrive), attenta a sguardi e gesti, doveroso in una terra in cui spiragli d'autentica libertà solo lì sono ravvisabili, pronta ad offrire spunti di riflessione altrimenti assopiti.
Certo, dire che sia una sceneggiatura da premiare...ma si tratta di un esordio già maturo.
(depa)

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