Saltato il sabato dal cinema verdeoro, compensato con una trasferta spumeggiante in quel di Reggio, domenica sera corro a recuperare il quarto appuntamento della rassegna allestita dai ragazzi dei "Cappuccini". "Bingo: il re delle mattine", film del 2017 che rappresenta il debutto alla regia del 44enne Daniel Rezende, più noto come montatore, ha un appeal indiscutibile (la Warner Br. non se l'è fatto scappare). Il tòpos del pagliaccio triste, rivisitato in chiave sballata, offre l'ennesima prova di quanto sia distorta, disumana la società dello spettacolo, dentro cui ormai tutti ci aggiriamo incoscienti. E (in) felici.
Diamo a Vladimir Brichta quel che è suo. Domani compirà 43 anni. Avevo già incontrato il simpatico attore brasiliano la settimana scorsa: era l'esuberante ma fiaccato protagonista del primo appuntamento della rassegna. Stavolta nelle variegate vesti di un clown televisivo, che gli permettono di cimentarsi in una ben più complessa prova, Brichta fa il mattatore sul palco, pronto, tra un'orgia e una sniffata, a far sorridere grandi e piccini. Il dolore arrecato a se stesso ed ai propri cari per una maschera che, nonostante i real in banca, svenda la propria identità, ci ricorda ancora una volta quanto alienante, nonché criminosa, sia la sempiterna corsa all'oro. Qui c'è di mezzo anche il successo, ma anche questa vanità, a ben vedere, è legata a doppio filo al proprio budget.
La regia di Rezende è fresca e scattante, con inquadrature azzardate ed effetti creativi, non senza delicatezze (dall'incipit coi giochi d'ombra), ottima per sorreggere il lato umoristico e trasgressivo della trama. A tal proposito, oltre alle bellezze apparse sullo schermo, un plauso credo debba andare allo sceneggiatore Luiz Roberto Bolognesi, capace di un testo semplice ma acuto, un punteruolo che, tra i colori carioca degli '80, fa capolino ad esplodere, si fa per dire, i palloni gonfiati che siamo diventati. Da vedere.
(depa)
Krusty il clown...
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