Calcoli e soluzioni

Manco il tempo di...e ancora sala Valéry. Domenica scorsa s'è fatta ospitale ed oscurata, contro quel solaccio pomeridiano là fuori, pronta ad accogliere le due anime nei paraggi (Mino e me). Dopo proposte variegate, è un certo impegno cinematografico che ci prefiggiamo, quindi: esordio del regista partenopeo Mario Martone, avvenuto nel 1992, "Morte di un matematico napoletano" trasuda l'attenta sensibilità nella realizzazione, calandoci nel lento disfacimento di una mente profonda e ferita, sino alla sua fatale consunzione.

Martone, napoletano classe 1959, nasce nei teatri e forse da qui proviene la capacità di braccare l'attore, come in questo caso col protagonista Carlo Cecchi, fiorentino classe 1939. Il suo Renato Caccioppoli (Napoli 1904-1959), matematico geniale ed inquieto, non può sottrarsi, nonostante i suoi appartarsi e schivare, all'occhio che la camera di Martone gli affibbia. Così, noi pubblico, abbiamo la possibilità di osservare quelle grinte smarrite e determinate, quegli sguardi nichilisti, sprezzanti di chi non sopporta più i pupazzi (fantasmi) che gli sciamano attorno. Le parole vengono a chiudere il discorso. Frasi secche e dirompenti, già epitaffi. Il teatrino delle accademie non ha subito interruzioni nei secoli, ma il sipario si ritrova cosparso di scaracchi e sangue.
Intenso come una sana e giustificata insofferenza.
(depa)

ps: Mino super attento, al venerdì fatal esclama "Sta cosa dei giorni non c'era!"...

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