La settimana scorsa è stata la volta di una pellicola danese diretta da uno sceneggiatore svedese. Sembra una barzelletta, invece è "Il colpevole" di Gustav Möller. La sciocchezza appena scritta può forse condurre, però, aiutare a comprendere l'originale punto di forza di questo film: una scrittura esatta, consapevole del proprio potenziale e della posizione di vantaggio sul pubblico. Il risultato è un thriller psicologico on-line e real-time, cioè in diretta telefonica. Nessun intervento, anche se "pronto", bensì la lapalissiana idiozia degli agenti di polizia.
Perché, a ben vedere, il supporsi "eroe che salva la gente", qualcosa dovrà pur causare nella mente di un individuo. In alcuni casi diventi un politico e fai carriera ammazzando stranieri e avvelenando il pianeta; in altri ti arruoli per impugnare prima possibile un'arma, trincerandoti in attesa che i bulli ti spieghino che stai sbagliando. In altri ancora vieni rinchiuso in una clinica psichiatrica. In questo caso, il nostro Asger Holm ha percorso la strada militare, causando ben più danni che nel caso in cui fosse stato ricoverato. La m.d.p. è pressante sul malcapitato servo dello stato, non stacca dal suo volto sempre meno sotto controllo. L'immaginazione, da potenziale puro e creativo, può farsi letale quando armata ed autoritaria. Il senso di colpa a volte risolve bruciando l'anima, ma questa, sempre più disumana, si fa transgenica e...ignifuga. Per cui è giusto vedere film che giocano sugli spunti di riflessione più che sugli effetti speciali, ben girati e, nonostante non apportino novità alle strutture cinematografiche esistenti, dimostranti di aver compreso le lezioni precedenti. Come questo. A fine serata, con Marigrade, ci si aggira attorno al 6 e mezzo.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento