Studia che ti passa

Martedì sera, al cinema Cappuccini (90 anni per lui, auguri), altro documentario presentato da "Internazionale". "En tierra extraña" è stato diretto nel 2014 da Iciar Bollaín e racconta di centinaia di migliaia di laureati spagnoli costretti ad emigrare per lavare cessi (in questo caso scozzesi). Documentario ben confezionato, tenuto con attenzione tra caldo pathos (solo un poquito de victimismo) e fredda analisi. Sono interviste: quindi le parole saranno condivisibili o no, in ogni caso intavolano un discorso, ormai da secoli, necessario.

"Siamo proprio come i sudamericani che cercavano lavoro da noi!". Eh già. La ruota gira e se te ne accorgi anche quando non sei a bordo, tanto meglio per quei figli che dichiari di amare e difendere ogni santissimo (ci mancherebbe, amen!) giorno. Questo è un mio spunto, uno dei tanti racimolati durante la visione.
Se persone tra i 25 e i 45 anni, che hanno studiato (quindi investito, speso!, così come le stesse istituzioni, anzi...ancora noi) per conseguire questo o quell'attestato, devono emigrare da un paese caldo ad uno freddo, dai tuffi alle balene, dai cari famigliari di sempre ad ignoti datori di lavoro settimanali, da una propria idea di professione a lavori come daily cleaner, housekeeper, kitchen porter...vuol dire che qualcosa non sta funzionando. Che poi il capitalismo abbia le sue responsabilità, come recita ottimamente l'attore/poeta spagnolo nei suoi potenti inserti, è cosa che a ripetersi fa venire quasi la nausea. Si sa, ma non si fa. Willy Brandt (tedesco), Henry Kissinger (statunitense)...sono nomi noti di persone inadeguate e malfide come infinite altre ("i garofani" portoghesi del '74). Già di nuovi sono in incubatrice. Dice bene l'amico di famiglia in collegamento video, ad istigare una reazione. Rimane il fatto che lui è ingrassato e non ha ciccatrici (evidenti). Intendo dire che le chiamate all'armi si fanno coll'esempio, magari vis-à-vis. Perché, altrimenti, si sarà collezionato solo l'ennesimo, isolato, "porqué si no...!". Quelli che fanno il bene dei soliti e il male degli altri. Appunto, altrimenti che?
Un ragazzo biondiccio pare intravedere la strada, riconoscendo in prima istanza la chiusura che è nel proprio (ogni) paese. Altri paiono maggiormente obnubilati da rabbia, incredulità, ingenuità etc... L'umanità avanza ad una lentezza imbarazzante. Davvero imparare è termine sconosciuto. Imparare può volere dire anche divenire "cittadino del mondo", senza pretese territoriali, chi lo sa. In ogni caso, la possibilità di scegliere è una discriminante che i ministri non dovrebbero ignorare. Nel mio piccolissimo ho provato la lontananza e può davvero togliere il respiro uno sguardo in un futuro assolutamente lontano da casa. Spesso incredulità e ingenuità sono tra le armi per non soffocare, per avanzare.
Senza mai perdere di vista coloro che rimangono: ecco un altro spunto.
Finale un po' fanfarone (i guanti raccolti e disposti con abilità tutta street art new design volemosebbene su colonna sonora adeguata); ma nel complesso un buon taglio.
(depa

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