Saloon Valéry, ieri sera. Western in chiave moderna, remake di un film del 1957: "Quel treno per Yuma", diretto nel 2007 dal newyorkese classe '63 James Mangold. Grandi distese che arrivano all'orizzonte e gente d'onore differente. Tanto potente la natura, quanto di poco valore la vita umana. Tutto in regola, pure troppo.
Distante dall'essere un esperto del suddetto genere cinematografico, mi appassiono a questa storia, forse perché sento che parla una lingua a me vicina. Dialoghi che snocciolano l'intreccio e i caratteri, al resto pensa un paesaggio che, come in ogni western, è padre amorevole assassino dei piccoli e grandi uomini che lo attraversano. Oltre alla scenografia avvolgente, il blueray con cuffie offre la possibilità di cogliere l'attenzione riposta nel sonoro, ricreando ambientazioni realistiche ma perfette. La sensazione è quella di mancanza di polvere, di quello sporco che solitamente pervade abiti, calzature, mobili e tumbleweed di quell'epoca remota. Nonché, d'altro canto, un eccesso di sentimentalismo che non m'aspetto. Rivisitazione che intrattiene e senza storpiature percepibili da me neofita (no FX), quindi, ma un finale tale che non mi sarebbe piaciuto in qualunque genere si trovasse. Onorevole al limite dell'assurdo, il buon protagonista si trascina dietro un'aria penosa che diverrà patetica nell'attimo della resa dei conti.
Agli estremi del ranch, del fiume o della Monument Valley, sempre due onori diversi: quello dell'antieroe, sempre avvincente (mitico Ben Wade/Russel Crowe), e quello del salame, solo funzionale (Christian Bale, comunque bravo), che condurrà ad un finale mollo e ad un finalissimo insopportabile, impensabile, terribile...La regia, che non mostra mai picchi di carattere, avrebbe potuto imporsi, fare la sbruffona come qualunque della banda di Ben Wade, e scaracchiare grog su tale epilogo, traendone una macchia comunque migliore. Peccato.
(depa)
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