Sabato pomeriggio solo l'arrivo di Barabba, col promesso blure', ha interrotto una giornata cinematografica da birra e kartoffeln. Perso ad un appuntamento offerto dall'Altrove, l'abbiamo dunque recuperato, questo "Toto e le sue sorelle", film-doc del 2014. Trattino vero quello tra queste due strane paroline di 4 e 3 lettere, genitrici di un neologismo che qui trova una possibile e calzante esplicazione. Al regista rumeno Alexander Nanau e collaboratori va il merito di un'opera dura, con immagini e dialoghi più che veri, ma non meno letterari.
A Bucarest, come in ogni città del pianeta terra, ci sono angoli sporchi; stanze invase da orchi; scale buie dove una m.d.p. si può imbattere in qualsiasi cosa. La droga confonde i percorsi, cancella i cammini dei più piccoli. Toto ha la fortuna di avere la testa più salda dei grandi che lo circondano, non ancora convinta o coatta. Ce la farà anche grazie alla scuola.
Al di là del quadro descritto, al Cinerofum preme sottolineare la difficoltà, quindi la qualità, di questa realizzazione. Riprese sempre efficaci, ma accusatrici quando si deve, indulgenti idem. Questo per dire che non è l'assenza di un giudizio qualsivoglia, come spesso si legge, che solleva in automatico il valore di una pellicola. Dietro all'occhio freddo i nervi caldi vibrano, eccome, per l'eterna schiena piegata dei reietti. Diciamo che gli autori non accarezzano, non rimboccano coperte, né porgono fazzoletti. Questa pellicola mostra proprio, anzi, come un pezzo di stoffa resti tale, mentre da un interesse, una passione, un gruppo unito risorga la vita.
Recuperatelo.
(depa)
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