La sala Valéry rientra in corsa. Ieri sera affiancata da François Ozon, presentatosi in cima a Salita San Francesco con in mano una sua celebre commedia noir del 2002: "8 donne e un mistero". La firma del regista parigino si staglia: le poliedricità sessuali affrontate con leggerezza, musicalmente, sulle acque torbide delle menzogne, avidità, meschinità di ciascuno, anzi, ciascuna.
Un efferato omicidio, le donne presenti sul luogo del cadono nel panico dando il via ad un'indagine che farà emergere tutto ciò che non è l'assassino: trame nascoste, mire, passioni e segreti sconvolgenti. Cinema francese dentro. Didascalie musical per tinteggiare il quadro completo dei caratteri; attimi cantati mai indimenticabili, nonostante l'evidente impegno e le assodate qualità attoriali delle protagoniste. Regine del cinema di ieri, di oggi e di domani che paiono, in effetti, caricare la vicenda sul proscenio di tutte le loro differenze e le distante artistiche. Deneuve, Huppert, Béart; Ledoyen, Sagnier...rigorosamente in ordine anagrafico. Si assiste ad uno scontro generazionale tra sguardi femminili d'Oltralpe, sempre luminosi, sempre profondi e conturbanti.
Inoltre è una commedia vivace che accarezza il fascino del racconto, con una collana fitta di colpi di scena, di segreti svelati, di confessioni scottanti. Ogni siparietto coinvolge col suo sorprendente carico.
Bella idea, forse non del tutto concretizzatasi, secondo me. Perché? Perché lo spettro dei temi toccati non è così ampio e il risultato non fa sussultare. A ben vedere, le protagoniste sono afflitte dalla stessa insicurezza. Potrebbe essere indicativo (o non casuale) che il momento più alto sia quello dello zoom sul ritratto della Deneuve in fiore (calma e perfezione solo nella dimensione irreale della rappresentazione).
Ma rimane una pellicola coraggiosa. L'omosessualità è l'ultima delle scabrosità, sino a divenire, giustamente, nulla più che un amore. In effetti, "era solo uno scherzo", nella realtà sappiamo come vanno le cose.
Bel finale che, oltre al coup de théâtre, dà robustezza al tutto.
(depa)
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