Un cervo, una scivolata e...un cadavere

Per il secondo film in programma alla mia seconda giornata del Trieste FF, dopo la retro-visione del grandioso e impegnativo classico di cui vi ho scritto, rimasi solo soletto in sala Tripcovich, dinanzi al film georgiano, anzi abcaso, che si aggiudicherà il primo premio. "L'isola del granturco", diretta da George Ovashvili, è una pellicola suggestiva, ambientata dove spazio e tempo hanno significato ancora autentico, quello della pioggia e delle ore, quello del fango e della vita; pure troppo suggestiva...
Occhieggiante ad un certo cinema asiatico (vengono in mente i silenzi a mandorla di Kim K., ma piatti, più adagiati, meno creativi, forse perché già visti), nonostante la sua scenari naturale unico, non riesce, secondo me, a mostrare un carattere originale, calcando la mano su di una metrica carezzevole, sì, ma senza picchi d'intensità né di bellezza.L'autore, presente in sala, ci parla di un'"isola che appartiene al loro creatore", che non è di razza umana, aggiungo io, atta quindi a esemplificare l'errore di molti, di fare il passo più lungo della gamba, di arrogarsi i diritti degli Dèi. L'idea di partenza è ottima, così come l'impostazione, ai miei occhi è fallito l'effetto finale, se non proprio il risultato.Pellicola che col passare dei minuti esaspera la propria l'autocompiacenza (con ottimi risultati, comunque, stando al traguardo da essa raggiunto) e, quel che è peggio, nonostante la prevedibilità della trama: per esempio lo scambio di battute sul diploma, o la presa sulle spalle del soldato da parte del padre, o il finale stesso (esercizio accademico sul piano narrativo e, poco superiore, su quello stilistico). Si è visto un soldato ferito che, saggiamente, s'è messo a correre su un'isoletta difficile da scorgere (mi pare corretto, realistico). Inoltre: perché, nonostante le avvisaglie, il taciturno padre/padrone non esita a mandare la ragazza sulla terra ferma?Comunque, la bruttura della nostra specie è ben tratteggiata, come potrebbe essere altrimenti? Siamo libri aperti, tanti ormai e tanto sporchi e malconci, basta leggerci. siamo d'accordo, tutti i militari sono meschini, però basta bicchieri bevuti alla goiça e bocche ripulite da maniche grigioverdi. Lasciamo i luoghi comuni agli eserciti, appunto, o a me, se ne guardino gli autori.Come detto, io avrei premiato il film precedente del 1965...Voto: 5 (in concorso: 2 su 5).
(depa)

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