Buona la prima....

...per la nuova, sontuosa ma tenace, signorile ma operaia, sala Valéry (ne vedrà delle belle). Il primo film proiettato, che rimarrà negli annali consultabili dai futuri ricercatori appassionati di Cinema (...), in data 22 Giugno 2015, è stato, per puro caso televisivo, "Django", diretto dal romano Sergio Corbucci nel 1966. Western portato alla ribalta dal recente, omonimo e liberato (ma molto slegato), colpisce per la cura nella costruzione del personaggi e dell'atmosfera: cupi, tosti, sporchi di fango, intrisi di sangue, crivellati.

E' indubbio che il film, sin dalla primissima celebre sequenza, coinvolga e spinga lo spettatore a leccare questo stecco di liquirizia western, grazie a particolari sopra le righe e trovate curiose (la bara trascinata è una gomitata nello sterno dei classicismi). Siccome Corbucci non è solo il director, ma anche uno degli autori del testo, questa creatività caratterizza anche i piani tecnico ed estetico del film, offrendo inquadrature e sequenze differenti, audaci ed efficaci (una che spicca, la rissa nel saloon, in cui una sorta di visuale in soggettiva ci avverte su cosa voglia dire finire nel mezzo di un branco di messicani sanguinari).
Come riferito da Filippo, in coda alla cassa del mio ultimo "Capatosta", emerge tra il film del genere per il suo aspetto gotico: pioggia e fango prevalgono terra arsa e cactus; quando c'è da massacrare non si va di fino, Django (Franco Nero molto complesso, dannato e incazzato) potrebbe anche cavarsela, ma c'è del fascino nel vedere tagliare la testa a todos dall'ormai nota mitragliadora, chi lo sa? Colonna sonora da spaghetti di qualità e pasticcio di crudité che, nel 1966, folgorò qualcuno nelle sale (in seguito, in qualche videoteca).
Niente da dire, da vedere.
(depa)

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