Oohh memì signù!

Determinato a ritornare rapidamente su sentieri cinematografici, anche l'ultimo di Nanni Moretti può andare bene. Non che non mi fidi del regista prematurato in alto a destra ma, per andare sul sicuro, mi terrei ben più lontano da un film con la pummarola (ueh italiana!). Qualcuno me ne parlò, non dirò benissimo, ma in alcuni casi senza troppe insofferenze...eppure questo "Mia madre", a me è parsa proprio 'na ciofecata pesante. Io, per mettere in guardia chi sta entrando in sala, mi limiterei a dire: "sappi che non è un Moretti"...perché nessuno ha avuto tale accortezza nei miei confronti?
La pellicola parte con alcuni dialoghi interessanti (ci mancherebbe pure che Moretti iniziasse a parlare come l'acume della Marcuzzi), tra cui il tormentone della regista protagonista che esige, dai proprio attori, di "stare al fianco del personaggio" (voleva essere ironico e stravagante, ma l'ho condiviso). Poi prosegue lungo la piatta trama del dramma più duro e comune: la morte della madre anziana. Se ci si vuole proprio commuovere, sarà possibile farlò, chi lo nega. Ma dov'è lo spunto che innalza tra le galassie più remote o catapulta negli inferi più profondi? Non lo troverete. La recitazione del regista, a toni bassi, monotòni, non aiuta certo; meglio sarebbe, per lui e per noi, che continuasse lungo la strada del sarcasmo, più ridanciano o incazzato che sia. Margherita Buy, dal suo canto, è perfetta in questo ennesimo ruoli di fulminata sotto stress, i suoi dolci occhi e la sua voce spezzata, però, da una parte palesano il vuoto che attanaglia il cinema italiano d'oggi, dall'altra mi hanno rotto i coglioni. Perché ho voglia di un cinema stupendamente fastidioso, coraggioso e strafottente, non che faccia correre le mani ai fazzoletti delle meno sensibili. C'è un bagliore: la scena del sogno, con Moretti che s'accosta alla protagonista mentre ripercorre con soddisfazione la "propria" coda...rimarrà un caso isolato, poi si continuerà, fermi in attesa, appunto, intrattenendoci un po' con la Buy, aspettando sempre qualcun altro. E passando sopra, educatamente ("pacatamente"...), a cadute cinematografiche avvilenti (come gli attimi da soap durante la conferenza stampa). Turturro, nel suo personaggio imbarazzante (ma fuori dal rappresentato, parlo dell'involucro, della sceneggiatura, dei dialoghi di ciò che gli è stato chiesto di fare), riesce a salvare il salvabile, per quanto gli consiglierei di stare in guardia ai film di bassa lega...("Tacito e Lucrezio", "Gli  prudono i baffi!" poi...).
Inutile dire che la pellicola non regge nemmeno durante gli attimi finali, tremendamente sdolcinati, così nei pianti della bambina a letto, come nei resoconti degli alunni, da gastrite acuta. Niente.
Moretti, ora ti siedi e mi dici se questo film a te, intendo proprio te, è piaciuto. Prova a rivederlo.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento