Dalla Biennale di Venezia di quest'anno è uscito un film italiano che riconcilia col cinema nostrano contemporaneo. Questo è il cinema che sappiamo fare, e bene. Questa è la strada da percorrere. "L'intervallo" è il lungometraggio d'esordio del partenopeo Leonardo Di Costanzo ed è una piccola solida perla, capace di incantare e di colpire duro.
Altro ottimo film finito nella sezione "Orizzonti", come a non immischiarsi col concorso, evidentemente dedicato a film più "allineati". Pochi mezzi, terra povera ritratta con strumenti analoghi, camera a spalla, due attori non professionisti e un edificio abbandonato. Tutt'attorno le grida e i clacson di una Napoli invisibile, il cui orizzonte è tracciato da quel bar in cui è meglio non farsi vedere, ma la cui prepotenza supera i muri e opprime i due (bravissimi) protagonisti. Angoscia e dolcezza, minacca e delicatezza s'inseguono in questa pellicola che ha un carattere proprio unico.
Ripensando a questa pellicola, dopo una decina di giorni, risorgono le emozioni (e ho detto tutto!). Ottima fotografia, scenografia azzeccata (piante che sembrano richiudersi su Mimmo e Veronica, Salvatore Ruocco e Francesca Riso), dialoghi perfetti, finale ben calibrato. L'impressione che ho avuto dal regista, intervistato a RaiNews, è trovato conferma in quest'opera.
Siamo un popolo di falsi, ma alla fine fingere non ci viene così bene...facciamo questo cinema, senza ghirigori e balle sparate in cielo, ci viene bene e tocca meglio il cuore.
Questo e l'americano "Low Tide" sono stati i film che ho apprezzato di più di questo Venezia 2012.
(depa)
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