Ieri sera, Cinerofum all'Arlecchino di Viale Tunisia, a vedere un film presentato quest'anno a Venezia (sez "Orizzonti", la più soddisfacente senza dubbio). Il film è belga, del regista Frédéric Fonteyne (Bruxelles, 1968), ed è un bel vedere, un bel ridere, bell'emozionarsi. "Tango Libre" è un'opera che dirà la sua anche fuori dalla rassegna della 69a Biennale, scommettiamo?
Certamente "Tango libre" è un film ammiccante, gioca facile e non rischia ma, d'altro canto, non commette imprudenze. La sceneggiatura è originale, la fotografia ottima, regìa pure, attori capaci (tra loro e pubblico, inoltre, si crea subito simpatia). Insomma, impeccabile, anche nei dettagli: a cominciare dall'incipit in cui balza subito all'occhio dello spettatore (che non sia uno di quei deficienti ridanciani sempre presenti nelle sale milanesi) la bravura degli autori; poi, dettaglissimo, l'idea delle tifosi (suppongo) festanti sullo sfondo di alcune scene, non è banale, è l'elemento di rottura che arricchisce la rappresentazione con contrasto efficace. Contrasto che è un po' il filo conduttore della pellicola (tango e carcere, danza e prigionia, amore forte non verso uno solo...).
Il quarto film del regista belga ci spinge ad approfondirne la filmografia, perché è un "film per tutti" di alta qualità, basti vedere come la m.d.p. volteggi attorno alle figure in scena (siano nel salone della scuola di tango, siano nel braccio di un carcere) o come segua la gamba di una donna che sta per danzare...Regìa delicata ma capace di vertiginose evoluzioni: la sequenza del "dialogo incrociato" nella sala visite...
Guardatelo, andate sul sicuro.
(depa)
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