Dall'ultimo Festival di Venezia è uscito un film-documentario ambientato in un villaggio di pescatori filippino. S'intitola "Sinapupunan" ("Il grembo") ed è stato girato dal regista filippino Brillante Mendoza (classe 1960, miglior regia a Cannes 2009 per "Kinatay").
Che dire? Il film oscilla vistosamente tra il puro genere documentaristico e una vaga idea di intreccio filmico. Telecamera in continua oscillazione (galleggiamento), pellicola ad alta definizione che si alterna ad una più grezza, lo spettatore può affacciarsi sulle tradizioni di questo villaggio filippino.
In particolare è raccontata la ricerca da parte di un uomo di una seconda moglie che possa regalargli un agognato maschietto, simbolo di prosperità ma, soprattutto, futuro bastone della sua vecchiaia. E alla moglie, disposta a tutto per la felicità marito, dopo avergli tolto pure una pallottola da un fianco (ricevuta durante una rapina subita in pagoda...), non resterà che prodigarsi in occhioni dolci e malinconici, sempre al fianco del suo "principe cerca moglie" (il suo volto attonito, alla vista della nuova moglie, è indimenticabile).
Da cancellare dalla pellicola il momento in cui al marito viene posta, dalla nuova, giovane e bella moglie, la crudele condizione per cui, alla nascita del bambino, il marito dovrà abbandonare l'affettuosa moglie: zoomata e musica da suspense inspiegabili in un'opera di questo tipo.
Di fronte a tanta colorata gioia di vivere, pur nelle molte difficoltà (reali o da noi soltanto percepite), viene però da incazzarsi per certe tradizioni ancora ingenuamente accettate (il matrimonio "venduto" al migliore offerente, in base alla dote).
Quindi sento di consigliarlo a chi vuole fare un tuffo realistico (duro ed aggraziato) nella cultura filippina, ma non si tratta del film da 10 minuti di applausi.
(depa)
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