Extra: Godard

Ciao Cinerofum,
 week end fitto di visioni, ma questa volta è solo CINEMA! Sabato sera mi è venuta voglia di farmi stordire da qualche bel film d’autore. E chi più del Godard può spararmi come un razzo su di un pianeta di colori e sinignificati? Ma sì, dai, vada per Jean-Luc. Ed il DVD che mi passa tra le mani (mia madre) è “Due o tre cose che so di lei”, 1967. Qui la parola film è, come dire, da intendere nel suo significato più ampio. Questa realizzazione non è un racconto con una trama classica, non è un documentario.Vi intravedo piuttosto, un’elucubrazione godardiana su Parigi, la Francia, sul moderno e sullo sbagliato. Qui Jean-Luc Godard dice la sua, un po’ per lui e un po’ per noi.
Come un quadro davanti al quale noi decidiamo di sostare per un’oretta e mezza. Probabilmente è un’opera da vedere per tirare le somme del suo cinema, consiglio di vederla solo a valle dell’avventuroso sentiero delle sue creazioni. Perché non è facile; Godard esagera, si diverte (o si cruccia) a provocare, deformare il concetto “accettato” di cinema. Lo spettatore, se non ha i piedi ben saldi sul pianeta Jean-Luc, si perde, per rinsavire soltanto con l’immergersi nella nuova atmosfera, in cui l’ossigeno manca, ma i componenti altri sono infiniti…
Sballottato, ma non ancora KO, ho deciso di osare, e sfidare il mostro di fine livello Godard-Truffaut, uniti a formare un super-mega-robot di appena 18 minuti. E’ corto il cannone “Une histoire d’eau”, 1958, ma lascia il segno. Il silenziatore è l’acqua che sommerse la regione parigina. Per le simpatiche cause di questa creatura dei due maghi della Nouvelle Vague rimando al link wikipediano. Vi riporto invece le mie reazioni al bianco e nero dello schermo. La provocazione di Godard e l’eccitazione di Truffaut dinnanzi ad un fatto “strano” si fondono delicatamente; i campi ovattati dall’acqua bianconera vengono percorsi da una ragazza che deve arrivare in città a tutti i costi, ma è leggera la sua figura, la sua voce, la sua necessità. E’ leggero il suo affrontare il giorno, dinnanzi ad un evento che dietro (anzi, sotto…) l’angolo provoca lacrime. Scardinata godardiana della definizione di ciò che è grave, gioco truffaut-iano per spiegare come spiegare. Eau da bere in compagnia.
(depa)

1 commento:

  1. Insomma...ragazzi, di questo film di Godard non c'ho capito un belino!
    Eh ouh...

    RispondiElimina