Signore & signori

Serata cinematografica X:
Scena finale, con i titoli di coda dietro l'angolo.
"Signore & Signori"...buonasera. Il regista ci saluta dopo aver presentato un ritratto frizzante, divertente, sarcastico della medio alta borghesia Italiana che fu, con una finestra privilegiata con vista sul futuro. Fondendo insieme una sagacia narrativa e un montaggio veloce serrato, scandito da tre episodi che girano in tondo fino a mordersi la coda, Pietro Germi lascia stupiti, esterrefatti....felici e appagati, per le risate suscitate durante lo scorrere delle scene e allo stesso tempo con un sentimento velato di amarezza.Il film non termina appena finiamo di ridere, di confrontarci sulle impressioni. Io, ad esempio, me lo sono portato a casa, a letto, in metropolitana stamattina. Dico amarezza, perché Germi propone una dolcevita in cui sostituisce la prospettiva idealistica felliniana, la potente simbologia che il regista romagnolo è maestro ad usare, con racconti di vita quotidiana, nei suoi particolari, fatti, contadini, affari di famiglia che si risolvono non in casa ma in piazza. Il registra dipinge il ritratto della società italiana di metà anni sessanta con una precisione e una sensibilità espressiva unici. Al pari della "Dolce Vita" e del "Fascino discreto" anche qui viene scelta la borghesia, PROVINCIALE, come soggetto narrativo principale. La borghesia che si diverte a divertirsi, CHE SI DIVERTE  a manipolare a suo piacimento anche e soprattutto la vita delle persone che passano vicino alla sua orbita. Vedi il simpatico contadino, padre della bella e innocente contadinella,  che dopo aver sperato di  ottenere il massimo risultato (soldi + moglie timorata di Dio di Gasparini) perde tutto e viene condannato con capi di accusa infamanti. Qui, Germi, usando la commedia si distingue dal Fellini e dal Buñuel, e portando questo strumento narrativo a livelli universali  riesce ad inserirsi fra questi due maestri per potenza narrativa e lettura della realtà. Ecco allora che veniamo travolti da un sapore dolceamaro che accomuna tutte e tre le opere cinematografiche, ma che in quella di Germi si dissolve rapidamente, facendo sbocciare un sorriso e facendoci pensare che alla fine, nonostante tutto, la nostra Italia non è così male. Anche se  tutto va a rotoli, possiamo sempre bere una fiasca di rosso, scendere in strada, e metterci a cantare qualche stornello tenendo un amico a braccetto. Male che vada andatevi a comprare un paio di tappi per le orecchie.
Viva la commedia.
(Albert D'Aporti)

4 commenti:

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  2. Il genio:
    Il pomeriggio libero...? E a quale scopo?
    questioni di famiglia? Ma quale famiglia...
    ATTENTO A RISPONDERE, MISURI CONCETTI E PAROLE! NON DIMENTICHI CHE LEI E' UN DIPENDENTE DEL BANCO CATTOLICO EUGANEO, E SOTTOLINEO EUGANEO, CIOE' CATTOLICO! QUESTO DUNQUE E' UN RICHIAMO, UN RABBUFFO CON IL QUALE LA INVITO A RIENTRARE IN SE E NELL'AMBITO! CARO IL MIO FARFALLINO, GIOVANOTTINO dei Miei stivali........


    Il richiamato:
    Come si permette! Io del banco cattolico euganeo me ne frego e sottolineo ME NE frego e se le và bene BENE e se non le va bene me ne vado subito!


    Il genio:
    GIUSTO GIUSTO TROPPO GIUSTO GIUSTISSIMO. UN UOMO DEVE ESSERE TUTTO D'UN PEZZO!
    Oohh però ma io da buon amico le dico di rimanere perchè la stimo ottimo elemento, e ci mancherebbe... ma se proprio ha deciso le dò un consiglietto! Posso? Risulta, e non mi chieda il perche e per come, che sua moglia sia in procinto di inviare diffida per il blocco della liquidazione. In guardia. In guardia. Io le faccio preparae svelto svelto tutti i conteggi così quando arriva la diffida della sua signora... mi dispiace cara signora... troppo tardi... mortificato... EEhhh se no la amicizia che ci sta a fare!
    Quant'è graziosa la signorina Milena. Beato lei, me la saluti tanto............

    Coniglio dal cilindro.

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  3. Ennesimo capolavoro dell’immenso panorama cinematografico italiano. Pietro Germi offre uno scorcio della borghesia dell’epoca, mostrandone tutte le sue brutture, falsità e contraddizioni. Un po’ Bunuel nel fine della denuncia di questo strano, forse invincibile, mostro che continua a vivere nella nostra società, un po’ Monicelli nell’uso della comicità come mezzo per far arrivare forte e chiara la denuncia stessa e nel lasciarci dunque con quel “sapore dolceamaro” in bocca di cui ha scritto Albert. Ritmo pazzesco, impossibile annoiarsi.
    Nota di colore per gi appassionati di quella mitica trilogia: uno dei protagonisti è un grande e giovanissimo “Rambaldo” Gastone Moschin “Melandri” nei panni del povero Osvaldo.
    E buona sera.

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