Mini-giga

Sulle orme tracciate da "Foglio", Elena ed io ancora nel paese carioca, stavolta senza allegorie: è sufficiente mettere a fuoco gli affetti feriti, dimenticati. Ricordo la prima volta che uscì "Central do Brasil", non è dissimile dall'ultima: Walter Salles nel 1998 realizzò una dolce pellicola senza colature di alici in nessun cazzo di wonderlayer.
"Scritto e diretto dal" regista brasiliano, Orso d'Oro a Berlino meritato per canoni che non sembrano più. Commovente da subito con la voce lamentosa che copre tutta la geografia delle solitudini e delle passioni nella terra dei verdeoro. Dura Dora, donna che supera il limite (che tutto ha), la sua bildung ancora più in corriera del guerriero decenne. Regia elegante e pop come un nome americano che tira fuori dalle favelas un dolce bambino classe 1985, Vinícius de Oliveira, viso da telenovelas. Pellicola che viaggia, senza dubbio, grazie alla scrittura attenta e agli interpreti straordinari. Compreso Josué, il bambino dei capolavori neorealisti, cui questo riuscitissimo film rimanda con la naturalezza degli abbandoni.
(depa)

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