La lotta si fa

Poi Elena agguanta "Il cinema neorealistico italiano" di Giulio Cesare Castello ("RAI, Torino, 1962") e famelica ne chiede. La "Negri", incredula, si tinge immantinente del bianconero concreto e raffinato di Carlo Lizzani. Il regista ex-partigiano romano esordì, nel 1951, con una pellicola ambientata qui dietro, nella Val Polcevera resistente. Stupenda perché grezza: "Achtung! Banditi!", la solidarietà nella lotta.
Gina Lollobrigida e Andrea Checcoli pagati con la colletta della "Cooperativa Spettatori Produttori Cinematografici" genovesi (e altri de' Roma). Fischia il vento al Passo della Bocchetta. Giù a Campomorone, dove la borghesia occhieggia ironica con l'inopportunismo che le è proprio, c'è la staffetta. Partigiani, SAP e GAP. Violino e piano, flauto e trombe, Lizzani suona tutto, scatta nei piani sequenza, scarta nel montaggio, come un Gatto alla conquista della fabbrica. Intreccio di traiettorie, a ricostruire, il caos guerresco, di fughe e ritorni di ogni individualità. Preponderantemente secco, con striature d'eleganza (la gru) e di lirismo (il suicidio-attentato). Rude ed affettuoso, verso l'eroica ma praticabile Resistenza. "Arrivano gli alpini!", con botti e stupri.
Ci si separa, alla prossima azione diretta.
(depa)

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