Ricominciamo dall'ultimo, che è anche l'ultimo di uno dei "primi". Intendo Michael Curtis, intendo "I Comanceros". Ci imbattiamo per la terza volta nel regista ungherese statunizzato che, nel 1962, ancora girava con stivali e speroni, a suo agio, attorniato da attori che si divertivano quanto convincevano.
1843, New Orleans, Louisiana, ma i duelli odorano di altri tempi e continenti. Paul Regret, francesone di bell'aspetto (Stuart Whitman), dovrà cambiare aria.
"John Wayne in...", poi "Lee Marvin è Crow", dal racconto di Paul I. Wellman, con "Color by Deluxe". La novità è che non c'è una voce narrante (ma Elmer Bernstein alle musiche sì). Poi alla porta appare Lui, sempre più sbirro: Wayne che per una parola data ucciderebbe anche se stesso. "Senso del dovere e patriottismo", per lui, ingenuità per il monsieur. "Gente in ottimi rapporti coi Comanche", che nel 1961 avevano già perso tutta la loro verve. Disinvolto Curtis, dirige senza fatica. "Comancheros! Whiskey!".
Western d'avventura con un finale da situazione senza speranze, con un "Arrivano i nostri!" sul fil di lana impercettibile. Bravo Mihály Kertész, avvincente sino all'ultimo.
Western d'avventura con un finale da situazione senza speranze, con un "Arrivano i nostri!" sul fil di lana impercettibile. Bravo Mihály Kertész, avvincente sino all'ultimo.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento