Vite da mille sberle

Lo confesso: era ancora il 2022. Un nome da "Bibbia" e da "Foglio" che, solo grazie ai ragazzi dell'ex-Altrove, ora Tiqu, siamo riusciti a incontrare vis-à-film. Signor in piedi, c'è Victor Sjöström (1879-1960): tra i nonni della Settima, non solo nordica, vi lasciò il segno grazie alla sprizzante eleganza. Nel 1924, anno chiave per il pimpante svedese che goes to Hollywood, realizzò "L'uomo che prende gli schiaffi", scienziato ammogliato, umiliato e offeso, reagisce come clown triste, sprezzante di ultime risate.
Entriamo nella piccola saletta di piazzetta Cambiaso. Elena, Simone ed io...furtivi passiamo dinanzi a Ilaria che sta parlando di Lon Chaney (1883-1930), si sente dal calore con cui un'appassionata canta le lodi dell'attore del Colorado "dalle mille facce" (ideate, truccate e interpretate dallo stesso). Vero mito. Poi la pellicola in 16mm si sbobina proiettando l'andamento unico, euforico tragico, il crescendo sprofondando di uno splastick drammatico, col pagliaccio triste, nato e formato lontano dai circensi (ben altro aveva studiato!), ma trovatosi nell'altro agone farsesco, quello accademico, che è della società intera.
Vince a mani basse il disperato Chaney, pareggia a testa alta un Sjöström che comunque vogliamo frequentare, per sondare i suoi primi passi europei, muti che non vogliamo perduti!, e i successivi filmati nella terra dove i sogni traditi sono impressi su ogni banconota.
(depa)

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