Cositas in NY

Ma partiamo un po' dal secondo film da me visto, l'altroieri pomeriggio, all'interno del roboante quanto sgangherato Festival del Nuovo Cinema Europeo (FNCE!...prrr). Per la Spagna partecipa "Try", film del 2018 di Angel Haro, valenciano classe 1958 (quien sabe). Le comiche tecniche iniziali non riescono a rendere simpatiche le immagini dell'incipit, che annunciano impostazione e leggerezza della pellicola. Su tutto, una qualità d'immagine scadente e raffazzonata, peggiorata se possibile dalle elementari geometrie dell'autore spagnolo che, nato pittore-disegnatore, spero lo rimanga.

Confusione che pervade tutta la pellicola, sul piano estetico, su quello contenutistico. Alla quarta inquadratura (in aereo e sui tipici scalini delle case newyorkesi) la lacuna è chiara. Nonché la paracu2aggine. Linee elementari, stupori di bambino dell'autore nel riprendere un portico in qualche parco cittadino, con la statua proprio nel mezzo, eh già! Simmetrie da prima classe (media) per narrare di due idioti, persi nel vuoto dello shopping falsamente allegro e delle mimiche da selfie. La pseudo malinconia dilaga e qui il film mostra le sue buone e vaghe intenzioni. Come spesso, m'assale il dubbio che la tragedia dei protagonisti sia la stessa del regista. Ad ogni modo, il guazzabuglio non certo risolto dalla sequenza finale, col litigio liberatorio e l'ultimissimo sorriso chiarificatore: le amicizie complicate da grattacieli e influencer resistono grazie al ricordo d'un solido affetto comune. Poca cosa. E brutta. Voto 1.
(depa)

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