Piccoli travolti

E' anche vero che due parole su "Burning" (sott. "L'amore brucia"), film sudcoreano del 2018 presentato al "Cannes" dello stesso anno e uscito il mese scorso nelle sale italiane, debbono essere spese. Disintegrato con parole allarmanti dal nostro Mino, ho voluto toccar con occhio, trascinando con me Marigrade ed Elena. Felice di averlo fatto. Poiché, senza aver toccato alcun apice, la regia di Lee Chang-dong, regista e già ministro per la cultura nel 2003, mostra però una certa cura e spregiudicatezza, per un dramma esistenziale attualissimo, ben narrato sui piani visivo e psicologico.

Tratto da un racconto del giapponese Murakami (e percepisco la fatica che avrei fatto nel leggere questo suo), un leggero re-incontro, un incipit stupendo, in un bar con luci da sogno con una che non si vedeva da anni e che ora è una sventola. Occhi, labbra e soprattutto mani, svolazzano narrando immaginazioni. Niente di nuovo, ma un Sudest Asiatico suggestivo, con apparta-menti da amplessi che rimarranno cementati, gatti invisibili e danze al tramonto che, come ogni tramonto già visto, vale sempre la pena.
Elena, come spesso accade, storce il naso per gli impalpabili accadimenti (a suo dire). Marigrade ed io, un po' più convinti dal balzellar leggero o drammatico, in odor di Nouvelle Vague, dell'irritante quanto bella ragazza e del suo tenero e riflessivo destriero (ed il terzo, paura: il più normale). Sono immagini. Quelle d'oggi. D'amor vuoto, già bruciato.
(depa)

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