Noia commerciale

Saltato l'incontro con l'eretico friulano, ieri sera Elena ed io abbiam ripiegato sorridenti in sala Valéry. Sì perché di carne ce n'era e sul fuoco già scottava il primo lungometraggio di Miloš Forman. "L'asso di picche" (t.o. sarebbe "Pietro il nero"), del 1964, è uno sguardo affettuoso e sconsolato sulla giovinezza di quei tempi e luoghi, che vorrebbe essere come tutte, dovendo però affrontare la generazione precedente, immancabilmente ed irresponsabilmente giunta "da un altro pianeta".

Dopo gli allegri titoli di testa, che presenta al pubblico il futuro luogo di lavoro del protagonista, tra stuoli di impiegate senza peli sulla lingua ed il diligente direttore, il film introduce al vero carcere del protagonista. In casa, gli ossessivi genitori, nemmeno tanto macchiettistici, braccheranno il povero Pietro del titolo. "Carriera nel commercio!", ecco il ritornello dei padri tra il noioso ed il colpevole, scandito da idee vuote di intere batterie di precedenti esistenze bruciate. Lavoro, basta donne! Intesi? ("Nuova moralità socialista").
Barbosa classe zombificata, i giovani provano a reagire coi "non so", gironzolando su organetti e spalle nude, tra un ballo e un passo al fiume. Il mondo là fuori, per fortuna, offre la maniera di crescere senz'assurdità. Ah l'amour et la jeunesse! Le luci della balera, che suggeriscono le mosse ai buffi ragazzi del Yé-Yé, spandono tutt'attorno l'ora felice del corteggiamento.
Tutti temi cari al regista cecoslovacco, che riprenderà col successivo lavoro, fulgido come una bionda di una nová vlna.
(depa)

ps: quale è il libro scabroso del padre ("ma l'ho già letto")?

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