Dai che coi ragazzi dell'"Altrove" si va verso la Primavera. Riposta nell'armadio la vestaglia di celluloide, la Cineteca Griffith si tinge di digitale sfavillante: "Into the Inferno" è un documentario di Werner Herzog del 2016 che né Mino, né io (entrambi, in varie misure estimatori del documentarista tedesco) porremo tra i ricordi. I Vulcani, guardiani scorbutici ma fidati di Madre Natura, ghignanti di fronte a noi microbi col folle tarlo della fede, scalpitanti di fronte a tanta ingratitudine, rievocati da Herzog in maniera libera, senza porre molti limiti al discorso...
Sia chiaro, il fascino che scaturisce da vette remote e da lava incandescente (magma, melma viva, fluido rosso nero acceso, plasma solido carbonizzato), è ben conservato ad uso dello spettatore, ma Herzog non si trattiene. And then You Bla Bla Bla...la potenza della natura confrontata all'insignificante affannarsi della specie umana...Milioni di anni gli uni, poca roba gli altri. Insomma, Vulcani-Uomini 100-0. Tutto ciò che di suggestivo si può dire sui vulcani, Herzog, in questo film, lo dirà. Non solo, dopo aver dato voce alle varie credenze tribali (prima un tizio che nei risolini rivela molto di più che nelle parole, poi un altro che ha capito come fare business leccando la schiena agli statunitensi), riesce pure a trovare il tempo per infilarsi in Corea del Nord e spiegarci, ancora una volta, quanta "vacuità e solitudine" ci siano in un regime autoritario (Mino fa notare anche la presa per il culo al povero prof. di storico, colto nell'imbarazzo di non poter parlare in libertà). E' chiaro che Kim Jong-un non è una lince, frutto di una cultura (mondiale) attorcigliata ad un folle gioco delle parti, ad una condizione passata che non c'è più, quindi a se stessa. Ma non è certo con un gag televisiva che si possono smuovere le coscienze (ormai vent'anni di pseudo-trasmissioni di denuncia, eppure siam sempre messi peggio: la TV, semmai, ha normalizzato i gesti se non criminosi, sicuramente truffaldini, nonché idioti).
Non vuol dire un gran che, ma il sottoscritto ha preferito le immagini di repertorio: le immagini dei vulcanologi Katia e Maurice Kraft (autentici pionieri senza protocolli, procedure e protezioni), o quelle dell'eruzione islandese degli anni passati (straordinario e terribile muro di fumo che inghiotte tutto).
Herzog è un grande cantastorie che il Cinerofum segue con gusto, strano però che a volte, nonostante la sua voce suadente, dimentichi il piacere dello stare a guardare in silenzio.
(depa)
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