L'ultimo documentario di Werner Herzog visto recentemente (quello sui vulcani dai!) mi ha ricordato lo sconforto provato nel vedere quante energia vada persa in una spiritualità spesa male o, al di là di ogni soggettivismo, che si concretizzi. Ciò mi accadde con forza nel 2012 quando vidi, allo Spazio Oberdan milanese (ho un mancamento..."Oberdan"! Dove sei?), "Kalachakra - La ruota del tempo", documentario del 2003, in cui il sommo regista tedesco ci raccontò dell'ennesima follia collettiva. E cos'è più illogico di migliaia di disperati che percorrono non so quanti km sulle ginocchia per giungere sull'ennesima montagna sacra?
Sulla scia delle nuove discipline orientali (chi si iscrive a King Kong, Chalabox, Joga, chi fa Mandala e chi sbrana Kebab), non posso che essere affascinato pur io da cotanta determinazione. Già perché mi pare doveroso perdersi in sorpresa e ammirazione dinanzi a chi compie gesti privi di senso. Ovviamente se di mezzo c'è qualcosa di assimilabile al concetto di religione. Insomma roba altra, inarrivabile, ingiudicabile. Patrimonio inalienabile dell'individuo (sia chiaro, privo di valore in euro/dollari, altrimenti...). Contenti noi. Detto ciò è interessante vedere le varie direzioni in cui può spingere la mente umana. Herzog ce l'ha mostrato, invero con dosi giuste di sorpresa contemplazione e straniera ironia. Detto ciò, mi interessano altre manifestazioni umane.
(depa)
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