"Cold war"...bla..."Intolerance"...bla bla..."Altrove"...bla e bla..."Gli ultimi fuochi", OCIO! Intendi dire che, ieri sera, alla solita proiezione in pellicola, è stato proiettato l'ultimo film, datato 1976, diretto da Elia Kazan? Esattamente, caro 'Rofum; tratto da Fitzgerald e con cast d'eccezione, è una botta d'amore antidolorifico, prima della consueta picchiata.
Nel suggestivo allestimento imbastito da Kazan e collaboratori, tutta la malinconia dei racconti di Francis Scott. Le luci rimandano sempre ad un'ombra più complessa, il loro sfavillare annuncia già la calata del buio. La sovrabbondanza di preziosi e ricercati tira già la somma di uno zero conclusivo. Ma quante belle cifre tutt'attorno!
Nel periodo d'oro di Robert De Niro (nello stesso anno, per dirne due, cosucce come "Novecento" e "Taxi Driver"), il suo Monroe Stahr racchiude tutti i lati della sua poliedrica grinta: arroganza, dolore, solitudine, beffardaggine, pudore, ardore, comando, sudditanza, forza e debolezza. Una donna può muovere il mondo, si sa; figurarsi Monroe, piccolo uomo circondato, lui Re della Giungla, da tigri umane e imbalsamate. Il signor Stahr sarà sparato sulla luna. Però la sua casa sul mare non ha tetto: per tenersi d'occhio nelle notti da sogno divoratore. Kazan incornicia un'apparizione difficile da dimenticare: un terremoto felliniano, finto-fasullo come quelli degli Studio ("muovendo la m.d.p. o la camera!"), da cui non proverrà nulla di buono. "Tutto male" che ha il volto bugiardo di un angelo biondo: Kathleen Moore quello vero della sudafricana Ingrid Boulting. Gatta morta d'annata, non come la moglie (dannata), che ha gli artigli negli occhioni ipnotici. Caro Mr. Stahr, You're fucked.
Must. Per non perdere i patetici e grandiosi duetti tra Tony Curtis e Jeanne Moreau, o un'avvincente ping-pong tra De Niro e Nicholson...
(depa)
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