Rosicchiandolynch. Andando avanti con la filmografia di David Lynch, intendo. Ieri sera, abbacchiato per l'ultimo Burton, ho cercato altra magia. Un'avventura nel fantastico che lasciasse del dolce in bocca. Pertanto, ore 21:19:67 (!), start su "Dune", pellicola del 1984 basata sul romanzo omonimo, del 1965, dello statunitense Frank Herbert. E mi ritrovo nell'anno 10910 (e qualche giorno), tra Atreides, Arkonnen e Arrakis...
Taccuino e penna a portata di mano. Se ne sono uscito un po' confuso pure io, che ho passato notti a mandare truppe e harvester in giro per la mappa (rigorosamente con click per selezione unità, click per decisione comando, quindi click sul target), mi aspetto che qui, tra gilde spaziali, spezie, melange, moduli estranianti e mohadib (ora ho capito!), qualcuno insabbiato nelle Dune ci sia rimasto...
Per "Dune" tutta un'accolita di esperti nei rispettivi campi: ai mostri di partenza Carlo "E.T." Rambaldi; Toto e Brian Eno alle musiche e alle brezze...Tutti concentratissimi per questo colossal fantaspendaccione la cui preparazione è un romanzo di per sé. LA SECONDA LUNA!. Come loro, non stacco lo sguardo dallo schermo, anche perché il ritmo è serrato, forse troppo, lasciando pochi attimi all'immersione dello spettatore, a fortiori per la costanza di una voce fuori campo (narratore o del pensiero, i monologhi del romanzo) che incanalerà la fantasia.
Inoltre, cast stellare (...) per un film più atteso che apprezzato: José Ferrer, Silvana Mangano, Sting, Edwige F..., ah no, l'anglo-brasiliana Francesca Annis. Ma il risultato, tra alti e bassi, mi pare mediocre. "Alti" coinvolgenti e affascinanti, come i momenti prettamente visionari (i "viaggi") o quelli grandiosi dei worms a difesa della preziosa spezia; "bassi" imbarazzanti come quelli della parte finale, con fugaci baci romantici avvolti da musica adeguata e worm-cavalcate con selfie. Momenti afflitti da una retorica di un altro pianeta e, comunque, a mio avviso troppo espliciti per un film di fantascienza. Più che oscuro, se avrete seguito il consiglio di prendere nota e fare schemino, risulterà pure troppo lineare (ghigno di Jodorowsky). QUZAZARAT. Ben poche le colpe del regista del Montana, a quanto pare; legatimbavagliato dai produttori, si ritrovò a chiudere la pellicola con una lunga sequenza tra le più appiccicose e artificiose che io ricordi ("Starship" vi ironizzava su). Trance hollywoodiana cui lo spettatore sgamato assiste allibito. E, come se non bastasse, "La spezia è il verme; il verme è la spezia", robe così.
Lynch se la godette con qualche effetto speciale, astronavi sempre uguali e discendenti dei Tremors, ma le sue "grandi dissolvenze" hanno il sapore dello sbadiglio. BENEGESSERIT. Insomma che il progetto non fosse iniziato, portato avanti e concluso dalla mente del regista visionario (più in pittura e scultura?), pare evidente. Ahhh, amplificatore di dolore, sììì!
(depa)
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