Il doppio DVD, di cui ho già scritto, contenente alcuni dei lavori più noti del regista polacco Zbigniew Rybczyński, terminava la rassegna con il lungometraggio "L'orchestra" (1990, 57'). In esso Zbig ripropone molti trucchi del suo cinema elettronico; effetti visivi che sono frutto di studi e ricerche che fan male alle notti, completando il tutto attraverso una lunga, gioiosa e sofferente, marcia verso un domani.
La danza di un momento (forse quello estremo, vista la cornice), il volteggio del ricordo, con i passi ben noti dei gesti. Un affresco irreale che diviene concretissimo, nonché una riflessione sul cinema, come ripresa, riproduzione intima, personale della realtà e cinema come orchestrazione di corpi; tutti i corpi: gli attori là, dinanzi al regista, poi, al di qua, sempre noi. Ognuno con le proprie corde (note), finalmente strumenti di un'unica sonata (la sequenza del lungo pianoforte esistenziale).Le celebri arie dei più grandi musicisti classici accompagnano questo poetico ed ironico divertimento. Prima del requiem d'ognuno, il vivace e commovente tragitto delle nostre vite, con duetti amorosi ed il tenero sopportarsi; nell'ora della memoria anche le disavventure possono far sorridere.
Due incontri artistici, con pittura e architettura (su tutto sempre l'uomo), che risultano forse un po' kitsch (volutamente suppongo, ma cosa non lo è stato degli anni '90?) e poi, via!, col più classico dei boleri, che accompagna la nostra bizzarra e inesorabile marcia. Staffetta in salita dei molti di noi, tutti diversi, sempre uguali.
[SKRATCH] Ah ma non ho capito una fava! Era tutta una metafora politica (d'altronde è polacco).
Comunque autore interessante, per creatività e sensibilità (estetica e musicale tra le altre); vale la pensa seguirlo nelle sue prossime improvvisazioni video: jazz visivo ad alta tecnologia.
(depa)
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