Ueila'! Doppietta! Perchè il Cinerofum non è un blog
inutile!
E' bello poter scrivere dopo tanto tempo di un bellissimo
film che mi aveva da sempre incuriosito, poi mi ha rapito e infine affascinato.
Albertone nazionale in prima linea: ideatore, regista e protagonista de “Il tassinaro” (1983), commedia che offre
uno spaccato sincero, poetico e scanzonato della societa’ italiana dell’epoca.
Un personaggio, quello del tassinaro Pietro Marchetti
(Alberto Sordi), impossiblie da non amare. Schietto, diretto, sincero, un uomo
di cultura, ma non quella cultura che si impara a scuola o viaggiando per il
mondo, bensi’ quella accumulata giorno dopo giorno girando con il suo Zara 87
per le strade di Roma capitale.
Il regista e sceneggiatore romano racconta, analizza e un
po’ giudica la societa’ italiana degli anni ottanta, una societa’ affascinante,
piena di problemi e contraddizioni com’era. Turbata, infelice e un po’
ignorante, ma anche piena di speranze e buoni propositi. Una societa’ nella
quale l’allora presidente del consiglio, personaggio non certo stimato dal
sottoscritto per le sue idee politiche e i suoi valori morali, mi ha comunque
colpito positivamente per la sua capacita’ di dare risposte concrete (seppur
studiate a tavolino) ad un “uomo del popolo”. Concetti profondi, ma semplici.
Si ha come l’impressione che “gli uomini del dopoguerra”, come si definisce
lui, almeno un po’ ci tenessero alle sorti del nostro bel paese.
La morale del film è chiara e ben visibile da subito: la
felicita’ è semplicemente data dal saper godere dei piccoli piaceri che la
vita ci offre potendo sperare in un futuro sempre migliore.
L’apparizione finale del maestro Fellini sul taxi di
“Pietro” Sordi e il loro dialogo sono just
storia del cinema nostrano.
Questo ci mancava socio…
(Ste Bubu)
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