Lunedì scorso, all'"Altrove", anche se all'interno ciclo "Apocalypse '50s", si è passati agli anni '60 e, a differenza delle precedenti visioni, al cinema fantascientifico inglese. Perciò Elena ed io, ancora con le valigie, di rientro da un matrimonio sepinese che definire "depravazione" è poco (...), ci siamo seduti di fronte a "Il signore delle mosche". Pellicola del 1963 diretta da Peter Brook, londinese classe 1925, è un adattamento da un testo di William Golding; trasposizione che ci racconta di un regista più avvezzo ai palchi teatrali.
La pellicola fa girare la bobina e il contrasto tra l'apocalittica introduzione e i visi smarriti dei bambocci, catapultati sull'isola deserta, introduce ai temi del film. Giungono all'orecchio anche i primi ronzii, cattivi presagi della cupa atmosfera che verrà.
Nella prima parte del film, tra musichette allegre da gitarella (piferri qua, pifferi là) e vegetazione esotica (primitiva), s'innescano le dinamiche dei grandi nel mondo dei piccoli. Il tempo passa e la sensazione di un film per ragazzi cresce, precipitando solo nella parte finale. Troppo tardi? Il dubbio mi rimane.
Pellicola dalla indubbia valenza socio-pedagogica, con le distopiche ipotesi del "1° tempo" e alcune tesi possibili nel 2°. Forse il testo offre maggiori spunti. Avrei voglia di leggerlo perché le conclusioni possibili da trarre da questa visione possono essere varie e contrastanti. Da una parte, i migliori figli di papà british, pur se auto-organizzati e inneggianti alla legge, possono degradare nei più biechi e brutali istinti; dall'altra, conoscenza ed educazione consapevoli possono essere un vantaggio innegabile.
Ma la somma domanda che viene posta è: quale uomo si sentirebbe di poter biasimare questi piccoli esemplari della sua specie? Avremmo agito meglio? Quanta strada abbiamo realmente percorso negli ultimi millenni?
Agghiacciante e, dopotutto, interessante; ma debole nel ritmo e nella compattezza, inficiando l'effetto finale.
Quindi, noi vogliamo bene al novantunenne Brook, però questo film non è che....capito, no?
(depa)
ps: felicitazioni per Doris & Taigher! (sì proprio loro, tra i fondatori del 'Rofum). Ci vediamo a settembre ;)
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