Far Sardinia

Finita l'estate, ed è una notizia così così, ricomincia la stagione del cinema in pellicola all'Altrove, ed è una notizia meravigliosa. Ieri, come antipasto, è stato servito un Mario Monicelli all'esordio come solista alla regia: "Proibito", del 1954, ha davvero qualcosa di un film Western Carasau (o Cannonau per i figli di Bacco).
E di autentica chicca in pellicola si tratta, come anticipato con orgoglio da Max Patrone (sacro guardiano della cineteca Griffith), se è vero che lo stesso Monicelli gioì alla riscoperta (avvenuta in occasione di un'edizione del festival di Pesaro) di questo film cui teneva particolarmente. Ma per noi è perla da recuperare perché ci mostra un Monicelli alla J. Ford, con un territorio sassarese che poco ha da invidiare alle atmosfere remote e selvagge dei gran canyon americani, con una storia in seppia (e salsa rosa, causa pellicola vissuta, tutta da amare) la cui durezza porta a duelli degni delle più celebri sfide hollywoodiane. Tutto tristemente verissimo, ahimé. Cosa si intravede in questo esordio? Innanzitutto una sensibilità well-formed attraverso la gavetta coi grandi (Germi) e la decina di co-regie precedenti (principalmente con Steno). Si guardi l'inizio di questa pellicola, con l'arrivo del parroco in paesino assolato dove una donna e una carrellata lo stanno già aspettando. E la sua ironia? Tenuta a bada, in questa pellicola; solo lo spazio per qualche sarcasmo gettato, vecchio caro Maestro, sulle istituzioni (ufficiali: "mi pare che si possa archiviare il caso come incidente", criminali: "la statua starà più sicura"). Significativamente sarà proprio il maresciallo (significativamente perché già in errore) che si rivelerà la figura sacra immolata, cui lo spettatore potrà appoggiarsi per uno sguardo d'insieme senza eccessivo coinvolgimento. Insomma, laggiù in quella far Sardinia, come in altre terre dimenticate, i fili s'intrecciano sino confondersi e chiudersi in un unico cappio che farà il suo.
Io ed Elena consigliamo.
(depa)

1 commento:

  1. Ed io dalla terra di Jah colgo il consiglio...
    Si, decisamente un Monicelli "atipico" quello d'esordio. La sua impareggiabile capacita di far ridere criticando e facendo dunque riflettere e ancora in naftalina, mentre la sua naturale propensione nell'eseguire riprese semplici e perfette e gia li in bella mostra (vedi il duello), in attesa forse di incontrare gli attori e i personaggi giusti da riprendere e raccontare un po' come fosse antani.
    Quello che piu mi e rimasto impresso di questa pellicola, tuttavia, e proprio il personaggio principale di Don Paolo: mai una parola fuori posto, mai un atteggiamento fuori dalle righe, la tonaca cucita addosso. La trama c'e', ma il personaggio principale di piu.
    Piacevole.

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