Meglio la prima

Ieri sera, ai "Cappuccini", è stata la volta del remake di un film che, qui al 'Rofum, raccolse applausi e tripudi. Ma con tutto il bene che si può volere al re della risata, Mel Brooks, questo "Essere o non essere", da lui interpretato e prodotto nel 1983, sfiora soltanto col gesto distante del tributo: inarrivabile il touch del maestro.
Ehi, ehi, non fraintendetemi oltremisura. Il taglio di Brooks si rende ben visibile, più al passo coi tempi certamente (c'era anche nel film del '42 la battuta iniziale sull'impossibilità di utilizzare il polacco? E la gag delle parentesi?), insistente e smaliziato. Al passo con gli Anni '80, però, potrebbe anche voler indicare un umorismo dal passo più pesante, quando prevedibile non per questo evitato. Poca grazia, quindi? Mettiamola così: quella di Lubitsch si fece metro di paragone, a voi tirare le somme.
Perché Brooks ci mette tutto se stesso, Anne Bancroft, la bellissima moglie, pure, gli altri attori sono tutti scafati e sicuri. L'intreccio è ereditato dall'originale, HQ garanteed. Quindi, non so se sia il fatto che il film sia stato diretto da tal Alan Johnson (almeno ufficialmente), coreografo della Pennsylvania, ma il ritmo pare costante, alto sì, ma senza crescendo. Io ed Elena abbiamo riso...con moderazione, ben lungi dalle esplosioni d'ilarità che accompagnarono quella mitica visione milanese. Perché Brooks lo fece? Forse poiché le nuove leve avrebbero, almeno di sfuggita, sentito quel nome che sembra venire da lontano o giacere sotto vecchi libri impolverati, ma che invece parla della cosa più vicina e viva: il piacere di ridere (al cinema).
(depa)

2 commenti:

  1. Anzi, non sono nemmeno sicuro che la Ele abbia mai riso... :(

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  2. Ma... Ti diro'... Io qualche rista me la sono fatta e, certo, se paragonato al capolavoro di Lubitsch vale poco, ma di tributo chiaramente si tratta e allora applaudo l'iniziativa perche' gente come Mel Brooks che va a scovare capolavori del genere ci vorrebbe anche ai giorni nostri Qualcuno che vada a riscoprire vecchie mitiche opere e le riproponga con il suo taglio che sara anche quello dell'epoca. Possono venire fuori assolute schifezze come l'Amici miei di Neri Parenti di qualche anno fa o operette come questa, comunque piacevole, che diano anche un'dea del livello di salute della settima. Per esempio la comicita di Mel Brooks degli anni '80 era ancora buona, mentre, continuando il parallelo con "Amici miei", le commedie contemporanee italiane sono deprimenti.
    Il maestro di Billy Wilder non si batte, ma quest'opera ha piu che senso.
    Cia

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