
Una sceneggiatura redatta per i massimi esponenti dello tsunami d'oltreoceano della "Nouvelle Vague" non poteva che lasciare il segno. La brezza è quella, la rabbia la medesima. La mano di Arthur Penn compie le giuste movenze per coniugare quella corrente (il montaggio, i colori, il linguaggio) con la tensione propria della terra U.S.A., realizzando, in questo senso sì, qualcosa di nuovo.
Il ritmo è quello di macchine anni '30 a tutto gas in mezzo ai campi, strimpellata di banjo tra le spighe, la follia è quella di una nazione puzzle cosparsa di armi. Ma la voglia di riscossa è quella di momento storico (quindi cinematografico) che non ne poteva più. Pronto a provocare (la "contro-rincorsa" è geniale), a mostrare denti e cosce, riesce più nel primo settore. Un proiettile in faccia e dialoghi, concetti altri, donano a questa pellicola una grande e meritata onoreficienza. Ma sono solo i primi passi, a mio modo di. L'Hollywood Nuova avvia il rosicchiamento del codice Hays, ma non è una bomba a mano, bensì una miccetta. Il piattino più in basso è ancora quello della forma, sovrastato da quello scalpitante dei contenuti. Perché la trama è quello che è. Storia vera, va bene. Ma prevedibile, classica, checché se ne dica. E il sesso...beh, la bellissima statunitense Faye Dunaway (classe 1941) è tutta da immaginare, ve lo assicuro. Ma le vere picconate a quella faccia da morto che venne (e rimase) dall'Indiana, dovranno ancora arrivare. Per di più, nell'ultima mezz'ora, si assiste alla quiete prima della tempesta di piombo del finale. Nemmeno i corpi trucemente crivellati tengono tesa la corda. Senza dilungarsi sulla sequenza in cui Bonnie di ricongiunge con la famiglia, che non sono riuscito a digerire (scelta stilistica alquanto dubbia, forse da interpretare con ironia).
I protagonisti, comunque, capirono la nuova direzione presa dal vento e misero tutto la loro capacità nel recitare in maniera febbricitante, grandiosa (sia Warren Beatty, qui anche produttore, sia i due giovanissimi Gene, Hackman e Wilder, così come l'ottimo Michael J. Pollard). I primi pollini cominciarono a vagare nell'aria.
(depa)
La settimana scorsa mi sono gustato anch’io questo bel filmetto.
RispondiEliminaMi ricordo che all’inizio l’ho trovato un po’ lento, seppur il sentimento dell’amore era proposto e indagato in maniera molto originale e interessante.
Tuttavia ho iniziato a godermi una vera e propria sana botta di celluloide quando il clan era finalmente riunito: sparatorie mozzafiato, al pari degli inseguimenti con quel colpo di genio del “dietro-front” che non può non incantare e far sorridere lo spettatore. I personaggi sono ben delineati e lo spettatore si è affezionato abbastanza a loro per poterli accompagnare con la giusta carica emotiva verso la triste e poetica, nota e proposta bene in questa pellicola, fine.
Insomma, a me è piaciuto, seppur, a voler andare più a fondo, considero interessanti e condivisibili le tue osservazioni e critiche.