Qualche settimana fa, in sala Negri, ho continuato la passeggiata intrapresa nella collana VHS "Capolavori Italiani", titolo roboante e, spesso, fuori luogo, purtroppo. Ma son film da vedere, "Il muro di gomma" in particolare. Nel 1991, al sessantaduenne milanese Marco Risi, figlio del celebre e grande Dino, bastò sfiorare quelle ferite ancora vive per realizzare una potente pellicola sulle morti nascoste dallo Stato. Anzi, morti degli stati. 81 morti.
Lo si è sempre supposto, poi si è saputo. Come tante altre storie distorte, rimescolate, sotterrate. Sappiamo com'è andata, accettiamo la cosa. Poi ce lo sbattono i faccia. E poco cambia. Non si è nemmeno voluto far finta di compiere una svolta. Dritti, a testa bassa.
A testa bassa, però, avanzò anche quel giornalista (e tutti quelli come lui), compiendo un mero ma tenace lavorio di giustizia. Di onestà, di libertà. Di qui l'importanza di questo film. Poiché il cinema deve raccontare, a volte una fantasia illusoria, a volte un'atroce verità. Questa è la volta in cui si bada più al succo che alla buccia. I morti dell'IH870 non chiedono alcun arzigogolo. Ecco i fatti, ben sintetizzati.
Inizialmente, la toccante conta degli ammazzati (con una sorprendente Finocchiaro che, infatti, rientrerà subitamente nei suoi ranghi abituali), poi la temperatura inizia la sua salita, inutilmente impacciata dalle interpretazioni da cabaret a contorno, e la rabbia scoppierà. Il protagonista, il fiorentino Corso Salani (principalmente regista, scomparso tre anni fa, neanche cinquantenne, per un infarto), è il migliore del cast; capace di rappresentare le emozioni e i momenti passati dal giornalista Andrea Purgatori (e chi per esso). Caso chiuso (ma non pagato) e ferita aperta.
Onore all'Aeronautica Militare Italiana.
(depa)
Concordo con la tua recensione, sia per il tuo commento al film, sia per quello sull’evento in questione.
RispondiEliminaEffettivamente la recitazione di molti dei protagonisti non è eccelsa, ma ciò non abbassa la qualità di un film che indaga bene il tragico fatto di Ustica, “appassionando” e commuovendo il giusto.
Ho trovato molto equilibrato il personaggio del protagonista: Rocco è un giornalista e, in quanto tale, desideroso di verità, ma anche di fare lo scoop. Non un eroe senza macchia, insomma.
Tu scrivi che ad oggi è tutto chiaro. A me alcune cose ancora chiare non risultano, ma forse è solo perché sono un ingenuo sognatore che non può trovare una spiegazione plausibile sul perché abbiano cercato di insabbiare tutto…
Una pellicola molto interessante.