
La poetica dei Taviani, aggrappata ad immagini, ricordi e sentimenti, entra in scena sin dall'inizio (la finestra dei titoli di testa la bambina e il quadro religioso). Il testa a testa tra pastore e fedele unione ideale di amore spirituale e terreno. S'incontrano a mezza strada, dov'è giusto. Abbassare il crestino gli uni, alzare la testa gli altri. Proprio nel momento del dolore. Quel dolore reale che i due registi toscani vogliono e riescono a rappresentare come pochi, mescolandolo alle filastrocche che sopravvivono a tutto, perfino alle bombe e agli stermini.
Certo, finché si cadrà in sequenze allegoriche come quella dei centurioni romani, inspiegabili per il sottoscritto (per significato ed estetica), ma degne chissà perché della locandina, le lance sul cinema italiano colpiranno sempre carne morbida; ma è davvero un attimo, la pellicola resta in piedi. L'angoscia di fronte alla bruttura della guerra (mondiale e civile) imperversa sparpagliata, tra morbide note Piovani e uguali colline toscane, tra potente poetica Taviani e identici odio e amore popolari. "Piove...e c'è il sole!".
(depa)
Sempre affascinante il periodo del fascismo, propostoci in questa pellicola nelle sue più “naturali” sofferenze umane, dettate dalla guerra, il terrore e la confusione di quei giorni.
RispondiEliminaUn vicino di casa passa dalla “parte del nemico” e ti spara addosso pensando di essere nel giusto e la giusta reazione è sparare ad un ragazzino di soli quindici anni (terribilmente inquietante quella scena, ma d’altronde “l’unico fascista buono…”). Questo e tanto altro viene mostrato in quest’ottima pellicola dei fratelli Taviani, di classe ed emozionante.
Ps: unica nota stonata, effettivamente concordo, la scena dei “centurioni romani”. Inutile. Manco me la ricordavo…