Come
ho scritto nell'introduzione della recensione dell'atto II, ho deciso,
pure per mio piacere persolnale, di recensire tutti e tre gli atti di
"Amici miei" ed eccomi così, dopo averlo rivisionato, a descrivere e
commentare anche il terzo ed ultimo.
In "Amici miei atto III"
(1985) la squadra di attori, autori, sceneggiatori, compositori, e così
via è invecchiata, ma è sempre la stessa dei primi due e quindi
ampiamente collaudata, tanto che, anche col cambio d'allenatore (il
regista Nanni Loy al posto di Monicelli), il gioco magari è un po' meno
spettacolare, ma sempre vincente.
Ha
voglia la critica a dire che c'è un bel divario rispetto ai primi due
atti, ma questa trilogia narra "semplicemente" la storia della vita di
cinque amici (in quest'ultimo atto definitivamente solo quattro),
persone eccezionali esclusivamente per la loro eterna "voglia di ridere e
divertirsi ed il gusto difficile di non prendersi mai troppo sul serio"
sempre e comunque e allora il rischio di non divertirsi più, col
passare degli anni, è concreto per loro come per noi.
Il
Perozzi è sempre nei cuori dei suoi quattro amici, ma non più nei
ricordi e con lui è sparito anche Philippe Noiret. Il Mascetti è un
paraplegico, il Melandri, il Necchi e il Sassaroli sono invecchiati e
con loro gli autori. Per di più la punta di diamante Mario Monicelli ha
addirittra lasciato, probabilmente, come tutti i grandi artisti della
settima (e non solo), perchè ha sentito di aver dato tutto quello che
poteva e voleva dare in questo progetto, ed allora è normale che il
risultato sia un po' meno spettacolare, ma era doveroso dare un finale
alla storia, che chiaramente non poteva essere quello dell' atto II
perchè troppo triste e malinconico come ultima immagine da lasciarci di
questi quattro eterni ragazzacci.
Dunque
questa pellicola fa in pieno il suo dovere, soprattutto grazie ad una
sceneggiatura, secondo me, al contrario di quello che ha scritto la
critica ai tempi, azzeccatissima.
L'ultima
zingarata, gli scherzi e le idee sono sempre geniali e ci accompagnano
piacevolmente, per un'ora e mezza, ad un finale perfetto per questa
trilogia che rimarrà sempre una pietra miliare della commedia italiana.
Finale che un po' commuove ed un po' fa sorridere in puro ed autentico
stile "Amici miei".
In
conclusione, a tutti quei critici che hanno smontato pesantemente
questa pellicola direi solo questo: Antani, come fosse il primo e il
secondo atto per due, anche se fosse supercazzola bitumata, ha lo
scappellamento a destra, chiaro!? Senza contare che la supercazzola
prematurata ha perso Monicelli col tarapio tapica!
(Ste Bubu)
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